Il Messaggero (A.Angeloni) – «La Juve più della Roma ha una tradizione e una proprietà consolidata. Comunque se guardi bene come ha costruito il team: i bianconeri hanno grandi centrocampisti ma anche noi. Sono meglio di noi in attacco, ma in difesa la differenza è che alla Juve stanno insieme da tanto tempo. Sono come i Boston Celtics o i Golden State Warriors, giocatori che si conoscono bene perché da tanto tempo giocano insieme, e ogni anno inseriscono uno o due giocatori su una grande base: è ciò che dovremo fare anche noi, senza più fare tante compravendite». E niente, nemmeno stavolta la Roma riesce a fare come i Boston Celtics o i Golden State Warriors o, per restare nel calcio, che è meglio, come la Juventus. Il presidente Jim Pallotta, evidentemente, ci ha ripensato oppure non è stato ascoltato. Perché il reparto della Roma prevalentemente rivoluzionato è proprio la difesa e non è nemmeno la prima volta, basti ricordare – su tutte – le precedenti partenze di Marquinhos e Benatia. E l’ennesima rivoluzione non è certo per questioni tecniche, semmai per le divampanti esigenze economico/finanziarie. Ma questo è.
L’ESAME DI GRECO – Dopo la partenza di Rudiger (potrebbe essere più alto dei 35+bonus l’accordo col Chelsea), la prima questione bollente si chiama Kostas Manolas. Il difensore greco è in vacanza, in attesa del suo secondo figlio; in attesa anche di rimettersi al tavolo con la Roma per discutere il rinnovo del contratto: proposta ferma a settembre scorso, 2,5 a stagione (respinta). Kostas stava per andare via ed ora con la partenza di Rudiger è «costretto» a restare. Si aprirà, dunque, una specie di battaglia psicologica: da una parte il club che non ha assecondato le sue richieste (Manolas vuole che si parta da una base di 3 più i bonus), dall’altra lui stesso è arrabbiato perché guadagnameno di tanti compagni ma allo stesso tempo sa che l’ accordo in scadenza (2019) gli darà forza da qui ai prossimi mesi. Si sa, se il calciatore non firma, la Roma è costretta a cederlo per non ritrovarselo scontento e svalutato. Quindi, se firma, fine del problema. Se non lo farà, si discuterà se cederlo subito o pensare a una sua partenza l’anno prossimo, a una cifra più bassa però. Manolas vuole un rinnovo da top, un ingaggio che si confà alla sua valutazione di mercato (38 l’offerta dell’Arsenal lo scorso anno, 40 quella dello Zenit quest’anno). La Roma quelle cifre non era disposta a trattarle, forse ora dovrà ragionare su una strategia diversa. Su Manolas, che non è voluto andare allo Zenit, c’è sempre l’Inter, che non era riuscita ad arrivare a Rudiger, o la Juventus, che nel tempo dovrà pensare a rimpiazzare i vari Barzagli, Chiellini, un po’ in là con gli anni. I rapporti tra Manolas e i dirigenti, ad oggi, non sono buonissimi. Vanno ricostruiti, altrimenti si andrebbe verso una separazione. Certo, se andasse via anche il greco, Monchi dovrà cercare un sostituto di quel livello. Perché come detto, il buco là dietro sta diventando grosso, tra infortuni e partenze tecnicamente dolorose.
Facendo due conti, la Roma per ora ha perso Szczesny, Rudiger, Emerson (infortunato) almeno fino a ottobre, sta per lasciar partire Mario Rui e ha salutato già Vermaelen. Restano, per ora, Manolas, Fazio, Juan Jesus, Bruno Peres, Moreno, più Karsdorp, che domani si opera e solo dopo sapremo quando tornerà a disposizione. Un reparto sostanzialmente rinnovato. E ogni rivoluzione diventa inevitabilmente un’incognita. Manolas o chi per lui farà coppia con Moreno (o Fazio, o Juan Jesus), Karsdorp sarà il nuovo terzino destro, per ora manca un sinistro, più un altro jolly (un Darmian, per intenderci). Inoltre, come detto, non c’è più nemmeno Szczesny che, finito il prestito è tornato di passaggio all’Arsenal, per poi rifare le valigie e, quanto pare, e andare a rinforzare quel reparto juventini, a detta di Pallotta, migliore di quello della Roma. Alisson è portiere affidabile, nazionale brasiliano alla prima esperienza da titolare (con continuità) in giallorosso. Tra l’altro in campionato sarà il suo battesimo, fin ora ha giocato solo le partite di Europa League e una di Champions (Oporto, andata del preliminare). Ma forse, non finisce qui: la rivoluzione potrebbe continuare.