Leggo (F. Balzani) – È venuto, ha visto (poco), non ha vinto nulla e ora deve vendere. L’esonero più atteso è quello di James Pallotta. Non dai media cattivi, ma dalla gente di Roma che riempie bacheche, striscioni, radio con la preghiera di un’unica cessione: quella del club. Il 3° ko di fila a Napoli ha risposto il mirino su Fonseca che potrebbe saltare prima della fine di luglio, ma i veri problemi sono sopra la testa del portoghese. Perché Paulo – che di colpe ne ha – paga pure quelle non sue. Come accaduto prima a Garcia o Di Francesco. Perché la crocifissione dell’allenatore scelto e idolatrato qualche mese prima è un esercizio troppo facile soprattutto quando si ritrova solo e confuso. Senza un ds (sospeso), senza un presidente sul campo, senza quei leader romani tanto demonizzati e con una squadra con la testa altrove. La costante di questi 9 anni di mancati trofei e addii dolorosi è legato alla coppia Pallotta-Baldini e oggi è tempo di tirare un bilancio. La Roma ha perso soldi, tifosi, partite, bandiere e prestigio se si esclude la semifinale col Liverpool. Il rischio, se non si dovesse cedere il club, è quello del ridimensionamento drastico.