La Repubblica (M. Ferretti) – Chi parla di scudetto non vuole bene alla Roma. Perché chi vuole il bene della Roma non si azzarderebbe mai a pronunciare quella parola. Scaramanzia? Anche, non solo. E chi è tifoso lo sa alla perfezione, non ha bisogno di ulteriori chiarimenti.
La nuova Roma è squadra migliorata (e migliorabile: il calciomercato è aperto) ma, con il massimo rispetto per tutti, non è ancora — sulla carta — equiparabile alle due milanesi o alla Juventus. Questione di rosa (occorre ragionare nell’ottica di 11 + 5, non soltanto 11: non esiste più la squadra titolare, bensì la squadra di partenza), quindi di tecnica e probabilmente anche di collaudata esperienza e variegata mentalità. Sotto questo aspetto, però, Mourinho (#moupensacitu, il social mantra) rappresenta una garanzia: pochi come lui sanno motivare, caricare, violentare psicologicamente il gruppo. La Roma — oggi — non è una squadra né perfetta né da buttare nell’indifferenziata.
L’ingaggio di Dybala ha portato un cospicuo contributo di classe e ha alimentato la percezione di un gruppo più forte rispetto a quello passato. Si è irrobustito il quoziente di personalità con Matic e Wijnaldum; Pellegrini ormai è un giocatore completo; Abraham presto (ri)comincerà a segnare. E Zaniolo is back.
Mou, per non saper né leggere né scrivere, ha fatto una scelta semplice, precisa e condivisibile: si è abbonato fiducioso alla piattaforma DAZP (acronimo facile, con il poker delle meraviglie: Dybala-Abraham-Zaniolo-Pellegrini), non ha mai cambiato canale, convinto di poter vedere solo così immagini nitide e programmi di alta qualità