La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – Il rotolare dei giorni è qualcosa che può sorprendere. Se si scorrono le pagine di giornale del 27 novembre 2014 saltano agli occhi le promesse di riforma dell’allora premier Matteo Renzi, così come la notte “a luci rosse” della Roma – era questo il titolo di qualche giornale – dopo il malinconico pareggio di Champions League a Mosca. Nulla che lasciasse presagire altro. Ovvero che, quasi nove anni dopo, c’è un calciatore che quel giorno – in un anonimo match fra Wolfsburg ed Everton – aveva cominciato a segnare in Europa League e non si è più fermato.
Quel calciatore si chiama Romelu Lukaku, ed è inutile sottolineare che – dopo avere naturalmente fatto gol anche all’andata – qui nel freddo di Praga è considerato lo spauracchio più terrificante della Roma, tanto che l’allenatore dello Slavia, Trpisovsky, spera che il derby con la Lazio che incombe convinca José Mourinho a tenerlo a riposo. Comprensibile. La striscia di quattordici match consecutivi (con tre squadre diverse) in cui ha realizzato 18 reti, santificano l’attaccante belga in modo imponente, facendolo diventare una sorta di leggenda di questa Coppa.
Tra l’altro, se Big Rom andasse a segno ancora una volta, continuerebbe quella che per lui sembra essere la settimana del riscatto, diventata una necessità dopo i fischi e il flop di San Siro contro l’Inter. E il derby? La prima volta per certi versi potrebbe essere indimenticabile, anche perché in maglia nerazzurra si è viziato. Nelle prime cinque Stracittadine milanesi (quattro di campionato e una di Coppa Italia) è stato capace di segnare sempre.