La Repubblica (A. Di Carlo) – La diagnosi è abbastanza chiara e non esiste medico in grado di confutarla: la Roma è Dybala-dipendente. Di certo non una sorpresa per chi ha seguito con attenzione il cammino della Roma finora, ma i numeri confermano quanto l’impatto dell’argentino sia stato davvero impressionante: l’obiettivo ora è mantenere un rapporto di dipendenza sana e positiva, senza farla diventare patologica.
Ci sono diversi fattori da valutare quando si cerca di capire quanto Dybala abbia inciso sulle sorti dei giallorossi. In primis i gol fatti o procurati: in campionato la Joya ha fornito l’assist per il pareggio di Abraham a Torino contro la Juventus, ha siglato la doppietta con il Monza all’Olimpico che ha stappato la gara, ha regalato al pubblico del Castellani di Empoli il magico sinistro a giro e l’assist per Abraham e infine ha realizzato il gol del momentaneo pari a San Siro contro l’Inter.
Volendo fornire una proprietà transitiva tra quanto fatto dalla Joya e i punti aggiunti in classifica, l’argentino ha consegnato nelle mani di Mourinho 8 punti sui 16 conquistati. Se a questo aggiungiamo il gol che ha sbloccato la gara di Europa League con l’Helsinki (al secondo pallone toccato) il conteggio sale a 11 totali. Un bottino niente male in nove presenze stagionali.
Ma c’è un dato ancor più curioso e in parte preoccupante: la Roma senza Dybala non segna. È pur vero che l’argentino, avendo registrato il 75% dei minuti totali, è stato quasi sempre in campo e quindi compartecipe in prima linea dei destini della squadra, ma ci sono ben 234 minuti in cui la squadra non ha potuto contare sulle magie dell’argentino. Risultato: solo un gol, quello di Smalling a Milano, su calcio piazzato. Diverso il conteggio con Dybala in campo: 12 reti fatte, di cui ben 8 su azione. Ora c’è il Betis in coppa, difficilmente Mou potrà fare a meno della classe e dei gol di Paulo Dybala