La Gazzetta dello Sport (G. Dotto) – Archiviato in fretta lo 0-0 vigliacco dell’andata, intriso di calcoli e di paura, ecco il derby che non puoi sbagliare, avendo già sbagliato tanto, troppo. Vietato nascondersi. Se si arriva alla vigilia dell’ennesima stracittadina da dentro o fuori è perché la Coppa Italia rischia di essere l’assalto all’ultima diligenza utile per salvare una stagione in bilico. L’eliminazione di stasera avrà un sicuro effetto tossico sul resto del giocabile. Partirà la caccia alle streghe. E questo sarà due volte più vero per la Roma, al netto dei funambolismi istrionici e ipnotici di Mourinho.
La Roma dovrà difendersi da un agguato mortale non avendo più o quasi una difesa. Strano ma vero a dirsi: la Roma arriva a questa sfida peggio dal punto di vista dei numeri, ma meglio dal punto di vista delle sensazioni. Napoli, Juventus e Atalanta sono stati 4 punti ma concettualmente potevano essere 7. Con Dybala sano e Lukaku per quanto in flessione, un Pellegrini in crescita, i Mancini e i Bove eroici su mandato di Mourinho, l’infrangibile Cristante, la buona tenuta di Paredes, la Roma sembra aver ritrovato (trovato) il piacere di aggredire le partite.
Di contro, l’aver più da perdere in assoluto e nello specifico rende emotivamente più vulnerabili i giallorossi. Aggiungi quanto suona male a Trigoria la campana Orsato per un feeling sempre difficile e numeri che dicono: 6 volte l’arbitro di Schio ha diretto il derby romano e la Roma non ha mai vinto. Facile immaginare che l’Olimpico stasera per un paio d’ore sarà un saloon di colpi proibiti e incandescenze di ogni tipo, genere in cui la Roma è oggettivamente più brava. José sa di essere arrivato al bivio della sua amatissima e tribolata storia romanista. Cosa uscirà dal suo infernale cilindro?