La Gazzetta dello Sport (V. Picioni) – Andiamo a tirar giù dagli scaffali e dalle cineteche qualche scena. Ne abbiamo scelte sei e per cominciare bisogna inchinarsi al “dottore”, Fulvio Bernardini detto Fuffo, laziale prima e romanista poi. Fra l’altro, anche nel suo curriculum da allenatore ci sono tutte e due le squadre.
Ma non deviamo, portiamoci a Campo Testaccio, il primo novembre del 1933, dove succede qualcosa di storico per il derby: lo scarto più grande della storia, Roma-Lazio 5-0. Bernardini ne segna due, l’altro marcatore è Ernesto Tomasi, che firma una tripletta. Nota di cronaca: la Lazio gioca quasi tutto il derby in dieci per la frattura del malleolo di Del Debbio. Niente sostituzioni, altro che le cinque di questi tempi.
Grande salto e compare il 1976. È il 28 novembre. Stavolta gode la Lazio. Gode, però, è una parola sbagliata in questa circostanza. È una vittoria con il magone: Tommaso Maestrelli, il mitico allenatore dello scudetto, sta malissimo e morirà quattro giorni dopo con tutta la squadra ai funerali a Ponte Milvio. Segna Bruno Giordano inventando una traiettoria difficilissima con la Roma che strilla al fuorigioco.
In mezzo, però, c’è una corsa. Una delle corse scatenate e felice sotto la Sud del romanissimo Carlo Mazzone il giorno del 3-0 alla Lazio di Zeman il 27 novembre del 1994. La Sud che aveva applaudito il secondo gol di Massimiliano Cappioli, romano di Ostia.
Francesco Totti ha il privilegio di scegliere in una bacheca superlativa. Nel 2002, partecipa con un gol al mitico 5-1 del poker di Montella. Però il derby più suo è quello del 13 marzo 2011, il giorno della “manita” visto che la Roma è alla quinta vittoria di fila. Prima una punizione con la Lazio che si arrabbia perché Muslera è stato disturbato da un laser proveniente dagli spalti. Poi un rigore, il gioco è fatto.