Da cosa ripartiamo? Dalla versione oficial o da quella para amigos? Dalle spiegazioni ufficiali che Daniele De Rossi ha dato ieri o dal contenuto dei messaggini che si è scambiato domenica pomeriggio con Christian Panucci? Dicevano più o meno così: «Questo è matto». Questo è Luis Enrique e questo lo pensano in molti. I tifosi, che ieri per la prima volta hanno preso seriamente le distanze dal tecnico. I suoi dirigenti, mai così imbarazzati nel doverne difendere le scelte da hombre vertical e oggi costretti a multare De Rossi, Osvaldo e Cassetti. E i suoi giocatori, mai così provati dalle lezioni di Zichichi. Con uno scienziato del calcio ci puoi ragionare, ma con un «matto» dove andrai a finire? Questo si stanno chiedendo alcuni autorevoli calciatori romanisti. E se Luis Enrique perde la stima del suo spogliatoio, che se ne fa delle pacche sulle spalle che ieri gli hanno dato idealmente i suoi colleghi, da Prandelli in giù?
La ricostruzione De Rossi si è presentato in ritardo 3′, 5′, 8′ o 11′? alla riunione tecnica delle 13. Lui pensava fosse alle 13.30, cosa alquanto strana per un match fissato alle 15, e questo spiega quella frase al vetriolo di Luis Enrique: «Io per questa partita ero pronto alle sette del mattino…». Ma è il botta e risposta scattato dall’ingresso in sala di De Rossi e proseguito sino allo spogliatoio dello stadio, a minare la serenità dello spogliatoio giallorosso.
Questo è lo scambio, per come lo abbiamo ricostruito. De Rossi: «Scusate il ritardo». Luis Enrique: «E mica possiamo aspettare i tuoi comodi. L’orario era appeso sulla lavagna, non ci sono scuse». DR, a quel punto spazientito: «Non rompa i co…, proprio a me poi che l’ho sempre difesa». LE: «Per me siete tutti uguali, infatti tu oggi vai in tribuna». DR: «Ma dice sul serio?». LE: «Certo, e siccome al tuo posto davanti alla difesa deve giocare Gago, Kjaer va in panchina, metto Juan». A questo punto, sbotta pure il danese. Kjaer: «Ma come? Sta dicendo che per giocare ho bisogno della badante? Per tutta la settimana mi ha detto che sarei sceso in campo dall’inizio». Retroscena del retroscena: due o tre giorni prima della sfida, Luis Enrique aveva convocato Kjaer nel suo ufficio, e il suo discorso era suonato più o meno così: «Simon, io credo in te. Ma domenica ti devi svegliare». Logico che il difensore danese ci sia rimasto molto male. Ma Luis Enrique è stato inflessibile anche con lui: «Non ti sta bene? Allora vai in tribuna pure tu». È qui che Simone Perrotta, 34 anni, campione del Mondo, ha provato a intervenire. «Ma mister…». «E tu stai zitto», la risposta immediata e tranchant di Luis Enrique. Il resto, cioè un cazziatone mai visto a tutta la squadra, è avvenuto nell’intervallo della partita. Senza prendere le parti di nessuno, la domanda è: come si prepara un derby con questo clima?
Gazzetta dello Sport – Alessandro Catapano