Viaggiando nella Hall Of Fame: Arcadio Venturi, il leader dell’annus horribilis

Pagine Romaniste (F.Belli)“Signore e signori, da questo momento la Roma è in serie B. Ma la Roma non si discute, si ama. Sempre”. E’ questa la frase più brutta che almeno una generazione di romanisti ha sentito. L’ha pronunciata Renato Rascel al Sistina annunciando l’unica retrocessione in Serie B. San Francesco diceva che un raggio di sole è sufficiente a spazzare via molte ombre, e Arcadio Venturi è il raggio di sole di quell’annus horribilis. Lui, che quella discesa l’ha vissuta sulla sua pelle in prima persona: “La città reagì molto male. Ci fu un vero e proprio scandalo, si diceva che alcuni giocatori non si impegnassero perché frequentavano ambienti poco consoni alla vita di uno sportivo. E la cosa non era poi così distante dalla realtà. Avendo iniziato da poco fui quello che risentì meno della retrocessione, se a livello societario la situazione era disastrosa, la stagione 1951/1952 per me fu una delle più importanti, dato che al termine del campionato potei disputare le Olimpiadi in Finlandia. Si, perché quel formidabile mediano e all’occorrenza mezzala, che dopo poco sarà anche capitano, è il primo giallorosso del dopoguerra a essere convocato in Nazionale. Poi continua: “Sull’annata di B ho un flash: giocavamo a Messina, nel vecchio stadio Celeste, e ci venne assegnato un calcio di rigore effettivamente non nitidissimo. Io ero il rigorista e lo realizzai tra i fischi assordanti del pubblico. Valse la vittoria e per me era un orgoglio”.

La sconfitta di Piombino e la promozione

Effettivamente in quella stagione ogni trasferta era un po’ speciale, perché tantissimi tifosi romanisti seguivano la squadra in piccoli stadi di categoria. Come quella contro il Piombino, evocata recentemente dl portiere del club toscano Cardinali: “È stato sicuramente l’evento più importante a livello sportivo per l’intera città. In quella partita lo stadio si riempì all’inverosimile. C’erano ufficialmente 12.000 spettatori, non so come fecero ad entrare. La maggior parte dei romanisti vennero in treno, arrivando in città sin dalle prime ore dell’alba. Negli anni successivi la giornata non verrà dimenticata neanche a Roma, basti pensare alle dichiarazioni di Franco Evangelisti (presidente del club nel 1965) che dichiarò di amare talmente tanto la Roma da averla seguita persino in Serie B, avendola vista perdere a Piombino”. La sconfitta di Piombino come una medaglia al valore per ogni tifoso romanista appartenente a quella sfortunata generazione di mezzo tra i primi due scudetti. A fine stagione arriva la promozione grazie a una sola lunghezza di distanza dal Brescia e la Capitale festeggia come fosse un tricolore. Né i tifosi né capitan Venturi hanno mai abbandonato la barca: “Quell’anno, nonostante la Serie B, ci seguivano in massa ovunque e lo Stadio Nazionale era sempre pieno. Quando giocavo male con la Roma mi sentivo male”. Perché le emozioni si bruciano, i sentimenti si vivono.

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