Corriere dello Sport (R. Maida) – Il bollino di autenticità arriva direttamente dalla sua voce, squillante e sincera. Dopo il ct Mancini, che ne aveva motivato l’esclusione dalle ultime convocazioni con un problema fisico-atletico, è stato Leonardo Spinazzola a spiegare il momento ai media della Roma: “È stata una mia richiesta. Mancini l’ha assecondata lasciandomi lavorare a Trigoria in queste settimane senza partite. Mi serviranno per rimettermi a posto attraverso allenamenti specifici: da luglio non ad esempio non riuscivo più a fare esercizi per il polpaccio, che sono importanti per mantenere la muscolatura tonica sopra al tendine”.
Il suo incidente, d’altra parte, non è stato banale: “Mi è capitato uno degli infortuni peggiori per un calciatore. Ancora di più per un calciatore con le mie caratteristiche. Mi manca ancora l’appoggio posteriore, quando vado veloce devo utilizzare l’avampiede. Sto cercando di recuperare la piena efficienza, mi auguro di riuscirci il prima possibile“.
Così si spiegano le partite non brillanti di questo inizio di stagione. Che sono coincise, purtroppo per la Roma, con tre problematiche diverse che hanno frenato Zalewski. Se avesse avuto un concorrente in piena forma, Spinazzola avrebbe giocato molto meno. Ma adesso, magari già a San Siro contro l’Inter, il ballottaggio sarà riaperto.
E Leonardo accetterà di buon grado le decisioni di Mourinho: “Qualsiasi cosa lui dica, noi gli andiamo dietro. Stiamo con lui. Se ci chiede di andare in guerra, andiamo a fare la guerra. Ha il dono di farsi seguire in tutto. Anche perché spesso, quando parla, dice cose che poi si avverano”.
E pensare che la sua carriera stava prendendo un altro sentiero: nel gennaio 2020 era stato venduto all’Inter in cambio di Matteo Politano, con tanto di visite mediche già effettuate da entrambi i giocatori. L’Inter però non era soddisfatta dei test e preferì mandare a monte l’affare. “Sono stati giorni lunghi, molto lunghi – ricorda -, che però mi hanno fatto crescere come uomo. Da quel momento ho acquisito una maggiore serenità interiore. Il mancato trasferimento mi ha reso più forte”. Fino a quella notte di Wembley, da ricordare e insieme cancellare. Il tempo è dalla sua parte.