La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Ieri era proprio lì, a Londra, che poi è casa sua. Perché se c’è uno che conosce bene il calcio inglese è proprio Gianfranco Zola, che la Premier l’ha vissuta da protagonista come giocatore e allenatore. E se tra ieri e oggi la sua testa sarà sulla Champions, domani volerà a Leicester per la semifinale di Conference League con la Roma.
Zola, che partita si aspetta?
Il Leicester cercherà di imporre il suo ritmo alla gara. Le squadre di Rodgers cercano il controllo del gioco, del palleggio, fanno la gara. La Roma dovrà essere accorta per contenere le insidie, non concedere spazi, soprattutto alle spalle dei difensori, dove uno come Vardy è pericolosissimo.
Sempre che il centravanti delle Foxes alla fine giochi.
Lui è il più bravo in Premier ad attaccare gli spazi. I giallorossi dovranno invece saper approfittare di quelle opportunità che il Leicester gli darà perché qualcosa concede….
Quindi sarà importante tenere viva la sfida per il ritorno?
La Roma può far male al Leicester, ma sarà fondamentale non esporsi troppo. Perché anche se quest’anno non sta andando bene come in passato, il Leicester ha qualità tecnica e fisica.
Come mai quest’anno hanno faticato così tanto in Premier?
Hanno sofferto soprattutto all’inizio e la cosa mi ha colpito. Di solito le squadre di Rodgers partono molto bene e poi magari hanno un calo verso la fine. Non so se dipende da una preparazione diversa o da qualcos’altro.
Con Daka al posto di Vardy che Leicester sarebbe?
Daka non lo conosco bene. Posso però dire che Vardy è straordinario, soprattutto nel saper giocare sulla linea difensiva avversaria: è veloce, ha tempi di attacco eccezionali e, come dicono in Inghilterra, è “cool in front of the goalkeeper” (freddo davanti al portiere, ndr). Sa fare gol in tutti i modi: destro, sinistro, di testa. Mi ricorda un po’ Chiesa: non ha la facilità di calcio di Enrico, ma è più pericoloso di testa.
Maddison, altro giocatore da cui guardarsi attentamente.
Ha gol, assist, senso del gioco: giocatore completo. Forse difetta un po’ in continuità e personalità. È un top, ma non lo è sempre. E anche Tielemans è un centrocampista totale: può fare sia il vertice basso sia la mezzala.
Fosse Mourinho giocherebbe con due punte e con Zaniolo o con una mediana più robusta?
Non mi piace entrare nelle scarpe di un altro allenatore. Ma per la Roma sarà fondamentale essere preparati a giocare ad alti ritmi. La grande differenza tra la A e la Premier è nell’intensità.
Mou e Rodgers hanno lavorato insieme. Punti di contatto?
Rodgers era nelle giovanili del Chelsea con José: è un suo estimatore, lo conosce bene. Ma sono due idee diverse, anche se la Roma ha cambiato qualcosa. La peculiarità di Rodgers è lo sviluppo del gioco più che coprire gli spazi e ripartire. Le sue sono squadre che si aprono, attaccano con molti giocatori, cercano l’ampiezza.
Come si gestisce la pressione psicologica di una semifinale?
La questione è fisica, non mentale. In Premier i tempi a disposizione si riducono. In Italia invece quando ricevi palla hai più tempo a disposizione, la pressione non è intensa come in Premier. Qui devi saper ragionare più velocemente, dote che va allenata. Saper di dover affrontare questo ostacolo può aiutare. La differenza tra la Premier e la A c’è. Ma anche con gli altri campionati.
Zaniolo è da Premier?
Sì, ma non solo lui, ce ne sono diversi in Italia. Tutto sta nell’adattamento. Fu così per me, Di Matteo e Vialli, anche se noi venivamo dal miglior campionato del mondo e questo ci aiutò.
Abraham può essere il futuro centravanti dell’Inghilterra?
Tammy ha qualità importanti e grande entusiasmo. La concorrenza è notevole, ma l’Italia lo sta aiutando a crescere. Lui deve insistere e continuare così.
A chiudere, il bilancio di Mou.
Positivo. All’inizio ha faticato un po’ a creare gioco, ma ora la Roma ha trovato equilibrio e José ha scoperto giovani importanti.