Gazzetta dello Sport – Zeman: “Il mio calcio piacerebbe anche a Messi”

«La diabolica invenzione». Firmato: Zeman. Allo stesso tempo, un film e una macchina da spettacolo. Il primo realizzato da Karel, la seconda da Zdenek. Tutti e due nati in Cecoslovacchia, non imparentati. Ma quel cognome è una garanzia. Karel era il regista che per primo, negli anni ’50, mise in scena attori sullo sfondo di scenografie e animazioni, con capolavori come «Il barone di Munchausen» e «I figli del capitano Nemo», oltre a quello già citato. «Da ragazzo — ricorda Zdenek — andavo a vederli». Da grande, l’invenzione diabolica di un personalissimo e spettacolare 4-3-3. Che adesso rivive nel Pescara. Attori come pupazzi in quegli scenari da cartoni animati di Karel? Giocatori come marionette negli schemi di Zdenek? Niente affatto. Anzi, la fantasia ha libero sfogo in entrambi.
Ancora oggi, molti l’accusano di aver «tarpato le ali» a Boksic perché lo rimproverò dopo un gran gol.
«Aveva superato quattro avversari in dribbling e segnato, invece di passare a un compagno libero. Mica riesce sempre quel gol. Feci solo notare questo. Ancora oggi, quando ci incontriamo, Boksic mi ringrazia per i miei insegnamenti».
La fantasia e gli schemi, quindi, non sono incompatibili? Ha mai pensato seriamente a cosa avrebbe fatto se avesse avuto Maradona?
«Ci ho pensato, sì. Come di avere Messi e Totti. E quest’ultimo sono stato fortunato ad averlo. Credo che mi sarei trovato benissimo con Maradona, perché è vero che la squadra ne era dipendente, ma lui aiutava moltissimo i compagni in difficoltà».
E a proposito di Messi, perché tutti si pongono il problema della incompatibilità fra Zeman e Maradona e non fra Messi e il gioco bello e schematico del Barcellona?
«Perché ci sono i preconcetti. Lo ripeto: mi sono trovato bene con tanti campioni, anche se qualcuno pensa il contrario».
Anche nel Pescara si colgono questi segnali, come le invenzioni di Insigne all’interno di una organizzazione di gioco ben precisa. Ha trovato una squadra ben disposta a seguirla.
«Sono contento soprattutto perché è una squadra nuova. Ci sono solo tre giocatori che già erano con me. E mi rendo conto che per molti, specie per chi non è più giovane, è difficile cambiare mentalità e atteggiamento. Invece, vedo che tutti cercano di seguirmi».
Tanto che ha eguagliato il suo record personale di 5 vittorie consecutive, mai ottenuto così presto nella stagione. Imparano presto in questo Pescara.
«Qui ci sono metà under 21 e metà “esperti”, ma anche questi ultimi mostrano ancora voglia di affermarsi, di migliorarsi».
Ha sempre parlato dell’importanza dell’insegnamento. Qual è stato il giocatore che ha mostrato più voglia di imparare?
«Damiano Tommasi, è stato quello che si applicava di più».
E’ anche quello che si è distinto per intelligenza e umanità nel calcio e fuori. Un caso?
«No. Non era un grandissimo talento, ma aveva enorme serietà, impegno, voglia di migliorarsi, fino a conquistare la Nazionale».
E chiudiamo con un accenno allo Zeman «perdente», contrapposto ai «vincenti». Roma 1998-99 e anno successivo. Zeman: 54 punti, 5° posto, 15 vittorie, gol +20. Capello: 54 punti, 6° posto, 14 vittorie, gol + 23. Stessa squadra, ma con Montella in più per Capello. E allora, è una favola il «vincente» Capello contro il «perdente» Zeman?
«Non posso fare quel paragone perché io avevo preso una squadra che stava per retrocedere e perché a me mancavano 20 punti per i motivi che sappiamo».
Ok, abbiamo colto la sfumatura.
Gazzetta dello Sport – Gennaro Bozza

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