Giuseppe Sansonna, regista di due documentari sulla vita e la carriera di Zdenek Zeman, è stato intervistato da serieaddicted.com, per parlare dell’ex allenatore della Roma. Queste le sue dichiarazioni:
Perché Zeman ha fallito nella sua stagione di ritorno alla Roma? Cosa non ha funzionato?
“Zeman non può avere successo se non c’è un microclima intorno a lui. I giocatori devono seguirlo tatticamente e psicologicamente. Questa è la ragione per cui Zeman lavora meglio con i giovani che con i giocatori famosi. La Roma l’anno scorso era piena di talenti giovani e giocatori realizzati. Ma penso che la società non lo abbia supportato abbastanza. Se scegli Zeman per la tua squadra devi sostenerlo in tutti i modi. Devi dire ai giocatori che non c’è scelta: Zeman o niente. Devi dirgli che, se le cose vanno male, non lo licenzierai mai. Questo non è accaduto con la Roma”.
Zeman ha fatto emergere lo scandalo doping. Da quel momento è stato considerato un tecnico contro il sistema, un antagonista, quasi un guru. Pensi che questa sia l’etichetta giusta per lui?
“Nell’ultimo anno lo è stata. I media lo circondavano, pressendolo con domande molete sugli arbitri e la Juventus. A volte i media usano un totem come un’arma contro l’autorità. Il problema con Zeman è che si sente sempre obbligato a rispondere, su qualsiasi cosa venga interrogato. Non evita mai, anche quando le domande sono scomode”.
Zeman non ha mai guidato un top team, nonostante fosse uno degli allenatori più famosi negli anni ’90. Sai se qualche club avesse avuto contatti con lui?
“Nel 1998 il Barcellona voleva ingaggiarlo. Ma lui disse no perché era l’allenatore della Roma e non voleva rompere il contratto. Due anni dopo, la Roma lo licenziò: il presidente Sensi scelse Capello. Per molto tempo, i giornali hanno scritto di un interesse di Moratti, penso che se si fosse trasformato in qualcosa di più concreto, Zeman ci sarebbe andato volentieri”.