La Gazzetta dello Sport (O.D’Angela) – Potrebbe essere proprio la Roma a rispedire in Serie B il suo Pescara. La squadra di Zeman, infatti, dopo la vittoria dell’Empoli con il Milan, perdendo sarebbe aritmeticamente retrocessa. Con 5 turni d’anticipo (per via degli scontri diretti in svantaggio coi toscani). Probabilmente è stata anche quest’ennesima beffa a surriscaldare gli animi ieri in riva all’Adriatico. Zeman ha lasciato la squadra libera a pranzo dopo la rifinitura, prima di raggiungere il ritiro. Alcuni giocatori hanno approfittato del sole e del caldo per passeggiare in centro e sul lungomare, finendo nel mirino di qualche tifoso un po’ troppo agitato. Un gruppo – a quanto sembra Caprari, Bruno e Memushaj – è stato oggetto di improperi e insulti da parte di alcuni tifosi davanti ad un noto stabilimento balneare. Faccia a faccia animato, limitato allo scontro verbale, e risolto con l’intervento dei carabinieri.
LA SFIDA – È l’ennesimo episodio da dimenticare, dopo la contestazione violenta alla cena di Natale e l’incendio alle auto del presidente Sebastiani. Zeman intanto chiede una risposta anche a questi gesti che nulla c’entrano con il calcio. Magari facendo uno scherzo alla «sua» Roma. «Per me è un partita come le altre – dice – . Ho amici alla Roma e alla Lazio, vivo in quella città da 25 anni, è normale che sia così… Non ho rivincite da prendermi. Ha avuto problemi la dirigenza con me, non io con loro. Anche Spalletti ha problemi? Lì ci sono tante radio e tv che possono influenzare addetti ai lavori e ambiente». Come si può battere la Roma? «Non ha punti deboli, dobbiamo cercare noi di fargli fare qualche errore. De Rossi? Non è stata una questione di mancato feeling: chiedevo delle cose che lui non riusciva a darmi, non so se a causa di problemi tecnici o fuori dal campo». Diverso il discorso con Totti: «È stato il più grande giocatore che ho allenato, se vuole continuare significa che si sente all’altezza. Magari la situazione di oggi gli toglie voglia visto che non gioca mai, ma se vuole continuare lo deve fare perché se la sente».