Il ritorno di Zeman alla Roma ha sollevato il morale dei tifosi e rinverdito una vecchia filastrocca: “ok, con lui ci si diverte, ma non si vince mai…“. E’ un pensiero piuttosto diffuso, anche tra gli ammiratori del 4-3-3, e confortato dalla storia delle bacheche: Zeman non ha vinto nemmeno un trofeo, una coppettina piccola piccola, in 33 anni di carriera. Ma bisognerebbe vedere la vita dal suo punto di vista: non gli hanno mai affidato una squadra da scudetto, c’è stato il suo ciclo di accuse al sistema che «mi hanno penalizzato» negli Anni Novanta, si è meritato nelle serie inferiori tre promozioni (Licata, Foggia, Pescara) che testimoniano la capacità di raggiungere risultati a certi livelli.
OBIETTIVI E così adesso non bastano le «emozioni» che Zeman ha promesso nella prima conferenza stampa di Trigoria. Sarebbero un alibi fragile. La Roma ha il dovere di provare subito a tornare competitiva. Ha speso oltre 40 milioni un anno fa per non raccogliere nulla. Ora ai dirigenti (ma soprattutto ai proprietari) viene chiesto un impegno ulteriore. Come lo stesso Baldini, nel suo completo grigio, ha ammesso ieri mattina proprio sotto all’Ara Pacis, dopo la presentazione delle nuove maglie della squadra: «Dentro alle maglie noi intendiamo inserire dei campioni. A Zeman chiediamo emozioni, certo, ma se le emozioni fossero accompagnate dai risultati sarebbe perfetto. E’ difficile darci un obiettivo adesso, quando non è ancora stato pianificato il mercato. Dobbiamo tenere conto che esistono società che hanno disponibilità economiche e strutture più importanti della nostra. Ma noi non rinunciamo alla possibilità di vincere: anzi la speranza è riuscirci nel più breve tempo possibile»
AMBIZIONE E’ una rassicurazione>per l’ambiente ma è soprattutto un segnale che Baldini ha inviato a Sabatini, alla squadra e allo stesso Zeman. E’ bello tornare a divertirsi allo stadio Olimpico, è fantastico sviluppare «un calcio verticale e propositivo», ma a conti fatti bisogna anche soddisfare la richiesta del pubblico: arrivare prima degli altri, o almeno giocarsela alla pari con tutti gli altri. Baldini sa che si gioca molto in questa seconda stagione da “presidente” della Roma. (…)
CAMPIONI E allora, sotto con il mercato. Contro ogni alibi e ogni diceria. Non è vero che Zeman preferisce evitare i fuoriclasse affermati. E’ vero che Zeman riconosce molti fuoriclasse prima che si affermino. E’ stato così per Nedved, Shevchenko, Montella, Trezeguet. Di questi fenomeni, ha potuto allenare soltanto Nedved alla Lazio. Gli altri sono rimasti nelle sue fantasie, perché il presidente Sensi non è riuscito a prenderli (Sheva, Trezeguet) oppure li ha presi e poi consegnati al successore (Montella a Capello). Se Zeman non vince, forse dipende anche da questo.(…) Vale la pena di dargli una chance, dopo averlo scelto. Vincere è di per sé un’emozione. Ma vincere con Zeman, il vecchio che non invecchia, per i romanisti sarebbe l’emozione suprema.
Corriere dello Sport – Roberto Maida