Corriere della Sera (L. Valdiserri) – “Dal punto di vista personale quest’estate pensavo che la squadra avesse un livello superiore a quello che abbiamo. Pensavo fosse più facile da migliorare. Si risolverebbe facilmente solo con tanti soldi. Noi invece non possiamo cambiare 5-6 giocatori, non possiamo fare pazzie“.
Questo è il “de profundis” alla stagione fatto da José Mourinho al termine di Roma–Juventus 3-4, non sconfitta in 21 giornate di campionato. La classifica parla chiaro: il distacco dal quarto posto è di 9 punti e l’Atalanta ha anche una partita da recuperare. Se possibile, il campo parla ancora più chiaramente: la Roma ha vissuto alla grande solo una giornata, proprio a Bergamo contro la squadra di Gasperini.
Mou ha sottolineato che Maitland-Niles e Sergio Oliveira arriveranno in prestito. Vorrebbe fare la rivoluzione ma sa che non è possibile. Lo Special One ha la sua parte di responsabilità nei risultati della squadra: non è vero che la Roma è una squadra scarsa e, soprattutto, sotto la sua gestione i miglioramenti dei calciatori a disposizione sono stati troppo pochi.
Su una cova un altro anno di prestito da portare a termine. Xhaka è l’identikit del calciatore “cattivo” che Mourinho vuole in squadra. Ci vuole “personalità”, da figlio di kosovari, per fare il gesto dell’aquila sotto il naso dei calciatori serbi (vittoria della Svizzera al Mondiale di Russia e caso internazionale).
Adesso arriva Sergio Oliveira, che ha caratteristiche diverse da Xhaka ma che ha il placet di Mourinho. A fine stagione saranno in tanti sulla lista degli indesiderati, ma resta sempre il problema su come e dove piazzarli.