Corriere dello Sport (E.Piergianni) – Il sorteggio europeo contro la Roma ha riportato in prima fila Rudi Völler, reduce da una brutta colica renale: “È accaduto l’inevitabile – ha dichiarato alla Bild l’ex bomber romanista tuttora popolarissimo in Germania per le sue benemerenze con il Bayer Leverkusen e con la Nazionale campione del mondo a Italia 90 – I miei due club del cuore si giocheranno l’accesso alla finale di Europa League. Il mio cuore naturalmente batte per il Bayer Leverkusen, nonostante tutta la vicinanza per la Roma, la città di mia moglie Sabrina e anche la città in cui ho trascorso una parte indimenticabile della mia storia sportiva“.
Da poco, Rudi ha compiuto 63 anni. Ha lasciato il Bayer Leverkusen per guidare presso la Federazione teesca un gruppo tecnico per il rilancio della Nazionale dopo la delusione in Qatar. Tra un anno la Germania ospita l’Europeo e vuole riscattarsi. Adesso, con il doppio confronto con la “Magica”, è molto rievocata la sua espereinza in giallorosso come giocatore (142 partite e 45 reti dal 1987 al 1992) e come allenatore nella calda estate del 2002: “Un anno fa, la Roma con Mourinho ha vinto la Conference League – ha fatto notare Rudi con tutta franchezza – per cui se questa volta dovesse passare il Bayer non sarebbe un colpo troppo duro“.
Per Xabi Alonso, la sfida è col suo maestro Josè Mourinho. “Nel calcio ci si rivede almeno una volta nelle grandi occasioni”, ha commentato il tecnico spagnolo subentrato il 5 ottobre allo svizzero Gerardo Soane, con la squadra in caduta libera al penultimo posto. Da allora i rossi di Leverkusen sono risaliti al 7o posto con una striscia positiva di 11 partite, tra cui la vittoria per 2-1 col Bayern. Un successo particolarmente festeggiato da Xabi Alonso che nel Bayern ha giocato le sue ultime tre stagioni, proveniendo dal Real Madrid in cui era stato un fedelissimo di Mou. Con lo Special One Xabi aveva una grande sintonia tanto che venne soprannominato “mio soldato”. “Xabi è un amico – ha dichiarato Mourinho ai microfoni di RTL. È importante perché non tutti i giocatori che ho allenato posso definirli amici. Immaginavo che sarebbe diventato un buon allenatore e glielo ho anche detto“.