La Repubblica (F.Ferrazza) – Se, come diceva Alisson prima del fischio d’inizio, «questa è la partita più importante della mia vita», il fallimento contro la Lazio rischia di pesare oltre il dovuto sulle spalle di una Roma ferita e costretta a leccarsi le ferite di una serata buia. La rimonta non riesce alla squadra giallorossa, stritolata dalla sconfitta dell’andata (2-0) e incapace di regalare una notte da sogno ai suoi tifosi nel derby più atteso. La vittoria per 3-2 — firmata El Shaarawy e Salah (doppietta) — non basta a ribaltare un destino avverso che inesorabilmente fa sfumare l’accesso alla finale di coppa Italia. La gente prova ad aiutare i giocatori, riempiendo di nuovo la Sud, complice la rimozione delle barriere che, fino a ieri sera, avevano svuotato e silenziato la curva. Ma la festa di colori e cori si vive solo sugli spalti, mentre in campo il gruppo naufraga lontano da una riva che, a questo punto, apre a un futuro tutto da decifrare. A un certo punto i tifosi cominciano a invocare anche l’ingresso di Totti, santino al quale aggrapparsi per tentare il miracolo. E il numero dieci entra a una decina di minuti dal fischio finale. Elettricità pura, quella che si trasferisce dalla curva al capitano giallorosso, che però non riesce a trasformare la sua presenza in favola.
Troppo tardi, impossibile a quel punto ribaltare una gara ormai finita. «La partita con la Lazio tirerà per forza di cose un bilancio», l’ammissione del dg Baldissoni, prima della gara, risulta profetica in negativo: la Roma non raggiunge la finale di coppa Italia e la società deve ora immergersi a testa bassa in una nuova programmazione. Si aprirà da oggi un altro capitolo della storia romanista. D’altra parte Spalletti è piuttosto chiaro da qualche settimana: «Se non vinco un trofeo, vado via», le parole ripetute più di una volta dal tecnico che, a questo punto della stagione, sembrano somigliare a un addio. Sfumata la coppa Italia, il mister toscano affronterà il discorso legato al suo futuro con la società che, nel frattempo, ha preso Monchi dal Siviglia. Il nuovo ds sarà a Roma nei prossimi giorni. Metterà piede per la prima volta a Trigoria e conoscerà Spalletti, del quale ha già detto — in una delle sue tante interviste rilasciate ultimamente — di non sapere se resterà. Un dubbio da sciogliere, al di là di quello che sarà l’andamento finale in campionato, seppur matematicamente la caccia alla Juventus resta aperta. La linea spartiacque è stata tirata ieri sera, si alzerà ora il sipario sulla programmazione del prossimo futuro. E la chiarezza su chi siederà in panchina nei prossimi anni è la prima cosa dalla quale la società giallorossa vuole ripartire.
Parallelamente la Roma deve terminare un’annata che ha in calendario un altro derby di campionato. Si ripartirà domenica prossima da Bologna, con il rientro da titolare di De Rossi, tenuto in panchina contro la Lazio perché ancora non al meglio. Poi, il sabato di Pasqua, all’Olimpico arriverà l’Atalanta, mentre a Pescara la squadra andrà dieci giorni dopo, visto che si giocherà di lunedì sera (24 aprile). Poi, in fila, un trittico micidiale: Lazio, Milan e Juventus, prima delle ultime due stagionali contro Chievo e Genoa. Tanti punti in palio, con la matematica a tenere aperto sia il discorso scudetto, sia il discorso secondo posto. Secondo posto che è vitale per il club di Trigoria, al quale resta legata la possibilità di rinnovare contratti importanti — Strootman, Nainggolan, De Rossi e Manolas — sempre che il greco non sia già destinato ad esser ceduto.