Il Messaggero (A.Angeloni) – Di Mourinho è giusto ricordare, al di là del suo impatto mediatico, i 25 titoli messi in tasca che lo hanno reso speciale. E ora che ha 58 anni, accettando la Roma, non ha smesso di sognare e di riempire ancor di più la sua bacheca. Nella Capitale, dovesse vincere, arriverebbe la santificazione, visto che la Roma non alza un trofeo dal 2008. Ha vinto ovunque e in Italia ha portato a casa due scudetti, una Supercoppa e una Coppa Italia mentre in Europa la Champions del 2010 che replica quella col Porto vinta anni prima. Da quando ha lasciato l’Inter dopo il Triplete ha vinto poco per i suoi standard, ma quel poco basta alla Roma per campare di rendita per decenni.
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Ad esempio il tris con lo United con tanto di Europa League. Unico allenatore ad aver raggiunto la finale di Coppa di Lega inglese con tre squadre diverse anche se con il Tottenham si è lasciato male, detestato da molti giocatori, un qualcosa che va in controtendenza con quanto fatto vedere nel passato. Ha combattuto e vinto contro il “rumore dei nemici“, in Spagna aveva Guardiola come rivale acerrimo, in Italia Spalletti e Ranieri, in Inghilterra da Ferguson a Conte, fino a Wenger. Non ha bisogno di ammiccare i tifosi ma quando lo fa li ipnotizza: ieri via social ha cominciato un “daje” e poi, pubblicando la cover del cellulare, ha chiuso con un “Forza Magica Roma“.