Corriere della Sera (L. Valdiserri) – Buon lavoro, mister Friedkin. Con la spietata chiarezza del calcio europeo, il Siviglia ha mostrato al nuovo proprietario quanto sarà lunga la strada per riportare la Roma a un livello importante. Come ha detto il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, l’investimento del texano (591 milioni di euro) «è il segnale che il nostro calcio ha appeal». Però è quello dove sono ancora importanti Ibrahimovic e Ribery, Dzeko e Mkhitaryan, Lucas Leiva e Pandev, Quagliarella e Palacio. Il piano per la rinascita è chiaro: cedere esuberi (Pastore, Juan Jesus; Santon; Perotti; Fazio); capire cosa farne di senatori ma con una carta d’identità eloquente (Dzeko e Kolarov); osservare le situazioni di molti in prestito (Schick, Florenzi, Karsdorp, Coric); cercare di non svendere Cengiz Under e Kluivert). A ottobre verrà nominato il nuovo Consiglio di amministrazione, che potrebbe essere ridisegnato da capo. Fienga sarà la figura di collegamento tra passato e presente. La grande domanda che si pone davanti a Friedkin è: fare la rivoluzione o gestire il momento difficile il primo anno e fare un passo alla volta? I nomi dei papabili come nuovo ds sono più che altro minestre riscaldate: Sabatini, Pradè e il licenziato Petrachi. Quello che intanto Friedkin può in questo momento promettere è il mantenimento in rosa di Zaniolo e Pellegrini, sui quali provare a costruire una squadra futuribile. Fonseca sembra sicuro al suo posto ma non è escluso l’addio.