Il Corriere dello Sport (R.Maida) – Otto amichevoli, otto vittorie. Analizzando i crudi numeri, la Roma ha rinforzato l’autostima in vista della doppia sfida che orienta la stagione. Ma il precampionato conta poco e indica ancora meno, considerando lo scarso livello delle avversarie affrontate. A parte il Liverpool, battuto a Saint Louis, Spalletti ha testato la squadra in situazioni morbide, pensando soprattutto a costruire una buona condizione atletica e a un ordine tattico. Anche in questo senso, oltre alla metodologia del lavoro, la preparazione è stata molto diversa rispetto agli anni passati. Ed è curioso che il Porto, l’antipatico ostacolo verso la Champions League, abbia scelto un percorso quasi opposto, confrontandosi con squadre importanti: Psv Eindhoven, Borussia Mönchengladbach, Villarreal. Soltanto mercoledì prossimo si capirà chi ha avuto ragione.
ESPERIMENTI – Bisogna comunque credere all’allenatore quando afferma che la squadra sarà pronta al momento giusto. Osservando i progressi sul campo, sminuzzando i punti deboli, Spalletti ha intuito di aver raggiunto un livello accettabile, in attesa degli esami veri. Con l’arrivo di Vermaelen, che ha riequilibrato la rosa, si sono arricchite le possibilità a sua disposizione, come si è visto nell’amichevole di due sere fa a Latina: mai prima aveva potuto immaginare una difesa a tre ma adesso, con tre centrali nuovi, se ne servirà in alcune fasi della stagione, alternandola al 4-3-3 o al 4-2-3-1 a cui i giocatori sono più abituati.
SORRISI – Sul piano individuale, tra l’altro, dentro alla Roma si sono cementate certezze che sono emerse nel mese di allenamenti, da Pinzolo a Trigoria passando per il Nordamerica. A cominciare dal recupero di Strootman, che sembra già un calciatore affidabile sul piano fisico e atletico: dopo due anni e mezzo di dolori, forse è tornato il tempo dei sorrisi. C’è poi la vena ritrovata di Dzeko, ieri autore addirittura di un poker nella sgambata contro l’Unicusano Fondi (Lega Pro) a Trigoria: vale lo stesso discorso dell’inizio, gli avversari non erano di grande livello; ma aver segnato 13 gol in 6 amichevoli, più di due a partita, è un segnale incoraggiante per un centravanti che viene da un anno faticoso. E’ piaciuto anche Alisson, il nuovo portiere: resta da stabilire se Szczesny, che ha giocato per la prima volta ieri parando pure un rigore, gli lascerà spazio a Oporto.
DUBBI – Non mancano le incognite, però. La principale riguarda la completezza dell’organico: l’infortunio di Mario Rui, dopo quello di Rudiger, priva la Roma di un titolare nel ruolo di terzino sinistro. Un problema che si aggiunge – ma qui Spalletti può essere aiutato dal mercato – alle difficoltà sulla fascia destra dove Florenzi non è esattamente un terzino. Inoltre il centrocampo, dietro a Strootman, De Rossi e Nainggolan, sembra impoverito dalla partenza di Pjanic: il bimbo Gerson è molto indietro, Paredes è bravo ma forse acerbo e ha tante offerte che lo allontanano da Trigoria. Servirebbe Borja Valero, insomma, o qualcosa del genere. Un grande calciatore, non un semplice ricambio.
LE MOSSE – Chi sceglierà Spalletti in Portogallo nell’andata di Champions? Un mix tra le formazioni viste nelle ultime due amichevoli, giocate a distanza di 24 ore l’una dall’altra. Modulo di partenza: verosimilmente il 4-3-3 con un grande ballottaggio, che è appunto in porta. Il resto dovrebbe essere fatto anche se (giustamente) Spalletti non lo conferma: Florenzi, Manolas, Vermaelen e Juan Jesus in difesa; Strootman, De Rossi e Nainggolan a centrocampo; Salah, Dzeko e Perotti in attacco, con El Shaarawy che spinge per entrare in scena.