Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – “Le classifiche contano, ma solo se le vittorie diventano uno strumento. I nostri scudetti in realtà sono i giocatori che diamo alla prima squadra“. Concettualmente inappellabile. E anche corretto. È la filosofia di Vincenzo Vergine, dall’estate 2021 responsabile del settore giovanile della Roma. Un vivaio che ciclicamente nella storia ha collezionato trionfi, costruendo giocatori. Un po’ quello che succede anche negli ultimi tempi a Trigoria, dove solo lo scorso anno sono arrivati uno scudetto (Under 16), una finale persa più per sfortuna che per demerito (Primavera) e tre semifinali (Under 15, 17 e 18).
Il vivaio della Roma parte da una scuola calcio (rilanciata nel 2014) che ha il suo cuore pulsante al centro Giulio Onesti, all’Acqua Acetosa, e che abbraccia la fascia 5-12 anni. Parallelamente il progetto AsRomaxRoma, con la collaborazione di 120 società della Capitale e del Lazio e la figura di Bruno Conti a brillare lì, come sempre.
Poi c’è l’altra anima, quella dei “selezionati”: 11 squadre che vanno dall’Under 10 all’Under 19, con 254 tesserati e oltre 70 componenti dei vari staff (tecnici e medici). Una struttura che chiaramente fa capo a Tiago Pinto, il general manager, e che ha proprio in Vergine il suo punto di riferimento. Struttura in cui ci sono tre figure apicali come Alberto De Rossi (coordinatore dei tecnici delle giovanili), Roberto Menichelli (che cura la performance tecnica individuale) e Marco Cassetti (che da ex calciatore affina le skill dei singoli bambini). Il risultato sono i 15 nazionali azzurri (tra cui tre capitani: Faticanti con l’U19, Mannini con l’U17, e Di Nunzio con l’U16), numero che sale fino a 25 comprendendo anche i nazionali stranieri.