Vazquez dice 10 «Mi piace stare sulla trequarti»

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La Gazzetta dello Sport (F. Licari) – Nato trequartista, per Iachini e Conte più attaccante, ma su una cosa non ci sono dubbi: Franco Vazquez è e si è sempre sentito italiano, troppo forte il legame con le radici di Padova di mamma Marina (Bianconi il cognome). Alla faccia delle discussioni sugli oriundi. Il passaporto è doppio dalla nascita, per legge, e poi l’Argentina è un po’ l’Italia del Sudamerica. Dice Vazquez col volto che arrossisce di timidezza davanti alle telecamere: «Tutta la famiglia è rimasta a Padova, tranne i fratelli di mamma e la nonna. Saremmo venuti in vacanza più spesso, la prima volta è stata nel ’96, ma il biglietto era molto caro…». Adesso che i problemi economici sono alle spalle, e che di lui s’è parlato come possibile top player per grandi club, l’obiettivo è giocare ancora dopo la mezzora scarsa con l’Inghilterra. Probabilmente Vazquez non sarà in campo dal 1’, domani con il Portogallo, ma avrà spazio in una partita dal doppio significato: per gli esperimenti tecnico-tattici e per il ranking Fifa da arricchire in vista del sorteggio mondiale.

TREQUARTISTA E ESTERNO Del suo ruolo si è parlato a lungo. Arrivato al Palermo come erede di Pastore, grazie a Iachini ha finalmente trovato sistemazione da seconda punta nel 3- 5-2 (meno spesso da trequartista del 4- 3-2-1): «Mi piace stare al centro tra le linee, tra i difensori e il primo centrocampista avversario (in pratica da 10 classico, ndr). Comunque sempre vicino all’area: questa è la posizione nel Palermo. Conte sta provando il 4-3-3 nel quale sento di potermi integrare, partendo da destra e avendo spazio per tirare di sinistro». Dieci gol, dieci assist e nove tra pali e traverse in campionato sono cifre e non parole per chi oggi è in cerca di un trequartista tecnico, «fisico» e ambientato in A. «Di mercato non parlo, dopo una stagione fantastica con il Palermo mi godo la Nazionale. Sono qui per giocare».

DYBALA E TEVEZ Dal Palermo è decollato verso la Juve un altro argentino, lui sì attaccato alla terra dov’è nato: «Paulo ha sempre voluto l’Argentina. Prima che un grande giocatore è un grande amico e la Juve ha fatto un colpo: ha tanta qualità, come s’è visto nel bellissimo campionato di quest’anno. E poi è un ’93: ha un futuro diverso dal mio». Un argentino che viene, uno forse che va, Tevez: «Non è facile lasciare un top club come la Juve e tornare a Buenos Aires, però lui manca da tanto e forse ha voglia di Argentina e di Boca. Il derby con il River è importante, Bombonera e Monumental sono due spettacoli e l’attaccamento a questi club è speciale, anche se il tifo oggi è un po’ pericoloso».

OCCASIONE ITALIA L’Argentina ha una lista di attaccanti che parte da Messi e arriva a Lavezzi, passando per Aguero e Higuain, mentre nell’Italia c’è meno affollamento: «Però è una grande Nazionale che ha vinto quattro Mondiali e sa essere squadra. Giocare in azzurro è un orgoglio, un piacere e anche una bella vetrina». Non è stato Conte a fargli la proposta di venire in azzurro, ma Iachini al quale il c.t. aveva parlato: «Ho detto subito sì. Conte sta lavorando per tornare tra i grandi: abbiamo campioni come Buffon, Pirlo, De Rossi, Bonucci e tanti giovani. Io spero di giocare presto e sento che il mio giorno arriverà». Oggi è una di quelle occasioni.

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