Il Tempo (A.Austini) – Non è una novità assoluta, ma ha fatto e farà discutere. Le barriere nelle curve dello stadio Olimpico si alzano e s’abbassano a seconda degli eventi: alte 2 metri e venti centimetri per le partite di calcio di Roma e Lazio, ridotte a 1 metro e 10 durante gli altri eventi. La diminuzione dell’altezza delle vetrate è stata adottata di nuovo mercoledì sera per il primo dei quattro concerti romani di Vasco Rossi e così sarà per tutta l’estate. Ma quando tornerà a rotolare il pallone, i tifosi ritroveranno le barriere così come le avevano lasciate. Non c’è nessuna ‘apertura‘, infatti, nei confronti degli ultrà e il motivo della diversa organizzazione dei vetri divisori in occasione dei concerti è presto spiegata: le norme più rigide relative alla sicurezza devono essere applicate solo durante le manifestazioni sportive, quando l’allarme in termini di sicurezza viene ritenuto maggiore. Il Coni, proprietario dello stadio, ha già avuto disposizione dalla questura di ripristinare le barriere a 2 metri e 20 per la prima partita della prossima stagione, in programma ad agosto: il preliminare di Champions della Roma ancora da fissare, oppure la partita di presentazione ufficiale della squadra giallorossa in fase di definizione. Ma in mancanza di novità, lo scenario è già delineato e verrà anche per la Lazio: le curve dell’Olimpico saranno di nuovo desolatamente vuote. Gli abbonamenti romanisti procedono infatti a rilento, finora nella Sud “centrale“ sarebbero state vendute meno di 3mila tessere e una parte dei gruppi organizzati ha già fatto sapere che per il secondo anno di seguito acquisteranno la card stagionale, ma resteranno a casa fino a quando non saranno rimosse del tutto le barriere. La campagna abbonamenti della Lazio partirà il 1° luglio e tutto lascia pensare che pure in Curva Nord la gran parte dei posti rimarrà invenduto.
“Non capisco questo pianto greco sulle curve – ha spiegato il questore di Roma Nicolò D’Angelo a il Tempo prima dell’ultimo derby – dove vengono lasciati sgombri neppure i corridoi d’emergenza. Quelle misure andavano adottate perché la situazione era arrivata a un punto di rottura“. Da allora nessuno spiraglio, la posizione delle istituzioni è rimasta immutata anche dopo l’avvicendamento tra Franco Gabrielli e Paola Basilone in prefettura: se gli ultrà torneranno all’Olimpico e si comporteranno bene le vetrate spariranno, altrimenti si va avanti così ad oltranza. Un muro contro muro, insomma, senza soluzioni all’orizzonte. E pazienza se lo stadio della Capitale sia diventato il più triste d’Italia. Mentre Lotito ha mantenuto un profilo molto basso sulla questione sin dall’inizio, Pallotta ha tentato di studiare delle soluzioni anche durante il suo ultimo viaggio nella Capitale. Ma gli incontri organizzati con il capo del Viminale Alfano e il nuovo prefetto di Roma non hanno portato novità sostanziali, se non un’idea orientativa su alcune modifiche strutturali da apportare nelle curve, ancora tutte da approfondire. L’obiettivo è garantire le massime condizioni di sicurezza in circostanze critiche, intervenendo sugli spazi di accesso alle curve, rimuovendo al tempo stesso le barriere. Ma per il il momento non se ne parla. E ai romanisti e ai laziali non resta che sognare un nuovo stadio di proprietà. Quello giallorosso è un progetto concreto ma realizzabile tra minimo 3-4 anni, la casa delle ‘aquile‘ si è persa nelle pieghe dei pensieri di Lotito.