Marcello Nicchi, presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, è stato intervistato da Radio Rai 1 ed ha parlato anche del VAR dopo tutte le polemiche di questo inizio di stagione. Queste le sue parole
“Quello della Var è un progetto sul quale continuiamo a investire e a lavorare. Dopo il primo anno di assuefazione, il secondo e il terzo diventano un po’ più importanti perché si cominciano ad avere dati certi. Quest’anno stiamo soffrendo la mancanza del nostro centro VAR ancora in fase di perfezionamento. Stiamo soffrendo le partite che vengono giocate in un clima surreale a causa di questa pandemia che tarda a lasciarci“.
Perché non c’è totale uniformità di giudizio?
L’uniformità è quasi un’utopia. Avvicinarsi alla quasi totalità dell’uniformità è una cosa fattibile. Io credo che l’uniformità sia stata molto migliorata in virtù della tecnologia e credo migliorerà ancora. Nessuno potrà applicare il miglioramento a sua immagine e somiglianza, ma dovrà farlo in modo preciso e puntuale secondo il protocollo.
Come potrà migliorare la classe arbitrale?
Un grosso miglioramento ci sarà quando la Federazione ci darà le chiavi della sala Var centralizzata. Quello sarà un laboratorio che porterà progressi incredibili sia dal punto di vista della comunicazione che dal punto di vista dell’applicazione tecnica del regolamento. Quello sarà il passo più importante che farà il calcio italiano nei prossimi anni.
E’ d’accordo con il VAR a chiamata?
Non so se sia una cosa molto utile. Non c’è bisogno che uno dalla panchina dica all’arbitro di andare a vedere delle cose, perché lo sa da solo.
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Parlare a fine partita?
E’ quello che pensiamo di fare da qualche anno, ma poi ogni volta che ci siamo avvicinati a questo passo sono sopraggiunte polemiche anche aspre e questo ci ha fatto tornare sui nostri passi, ritenendo che non siamo ancora maturi.
E’ positivo il ritorno di un’unica CAN per Serie A e Serie B?
Una scelta che abbiamo fatto dopo una sperimentazione durata qualche anno ci ha fatto capire che i margini di miglioramento erano scarsi. E’ un incentivo importante per i giovani perché studiano con chi è sopra di loro.
Il 2020 è stato un anno difficile, concluso però col riconoscimento per Orsato.
E’ una cosa che ci fa molto piacere, così come le congratulazioni che ci sono arrivate. E’ un riconoscimento per l’uomo e per l’arbitro. In futuro il livello potrebbe essere ancora più alto, speriamo, tutti quelli che lasciano per raggiungimento di limite d’età hanno lasciato una scuola e una operazione di miglioramento indescrivibile.
Arbitri donna anche in Serie A: è possibile?
Noi ci puntiamo da prima che ci puntasse la Uefa. Abbiamo 1750 donne che ricoprono questo ruolo, non siamo sprovveduti da questo punto di vista. Una donna assistente da quest’anno opererà da assistente nella CAN unificata, abbiamo due donne che già arbitrano in Serie C e presto alla Serie A ci arriveranno anche le donne italiane.
Cosa si augura per il 2021?
Che non ci sia più il virus, che si torni a vedere il calcio negli stadi. Che si torni alla normalità e che tutti i sacrifici fatti da parte di tutti non vengano vanificati.