Uno, dos, tres: Roma, la speranza, l’urlo e poi la grande festa. Una notte da favola

La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Sono le 23.20 quando al Quadraro partono i fuochi d’artificio. Tanto per capire l’aria che tira a Roma. E se qualcuno non l’avesse capita ci pensano le radio, che fanno diretta improvvisata tutta la notte, oppure la figlia di Dzeko, Una, che canta insieme al padre e a Nainggolan nello spogliatoio. Una scena straordinaria perché straordinaria è stata davvero la notte della Roma: tre gol al Barcellona «che sembrava l’ultima delle provinciali col pullman davanti la porta», una superiorità netta, Messi annientato, una gioia difficile da raccontare.

NOTTE FANTASTICA – Anche per i giocatori: De Rossi dice «una delle notti più belle della mia carriera», Manolas ammette che «adesso ce la giochiamo con tutti» e mentre lo racconta si sentono i clacson della gente che lascia l’Olimpico felice come non mai. Molti di quelli che erano allo stadio nell’anno di grazia (ma pure maledetto) 1984 non li hanno vissuti momenti così . Chi invece c’era oggi è ancora più incredulo e vedi sconosciuti che si abbracciano, gente che piange, tifosi che vorrebbero che questa serata non finisse mai. E forse lo vorrebbero pure i giocatori, che nello spogliatoio esultano pure loro. Ovviamente. E se la meritano tutta, la festa. E piangono, tutti uniti insieme al loro mister che li ha conquistati – del tutto – in due giorni, cambiando modulo «perché il Barça si batte così».

ITALIA E MONDO – Arrivano complimenti da tutto il mondo: i piccoli Cassano escono euforici con il cappello della Roma dallo stadio saltando insieme a mamma Carolina, Montella da Siviglia dice che «l’improbabile lo puoi rendere possibile se ci credi davvero», la Juve twitta, Gonalons, che col suo errore aveva complicato la strada per la semifinale riceve i baci delle tifose, Valerio Mastandrea dice: «Questa è per noi. Maledetti», mentre il Milan twitta così: «Ammazza oh». Ammazza davvero, quindi: e via di selfie col tre, come quello di Totti con Alisson. Di Francesco va in sala stampa e viene accolto dagli applausi, Alisson esce in pantofole «ma tanto quello che conta sono le mani», dice qualcuno, Manolas e De Rossi continuano a parlare: «Non dobbiamo andare in vacanza in semifinale», dice il capitano.

SOGNO – Gli fa eco il greco: «Abbiamo dominato i più forti al mondo e con questo pubblico possiamo fare di tutto». Già, il pubblico: poco meno di 60mila tifosi, secondo miglior incasso di sempre, cori senza sosta per 90’, fischi al Barcellona ogni volta che toccava palla. E poi quel coro: «Voglio solo star con te» ripetuto senza sosta dalla curva e, a seguire, da tutto lo stadio prima e dai giocatori nello spogliatoio poi. La diretta della festa l’ha fatta Nainggolan. E non poteva che essere così. Perché la sua diretta di Capodanno alla Roma ha fatto male e pure tanto, così come ha fatto male il mercato (mancato) di gennaio e le voci di dissapori tra allenatore e giocatori. Ma adesso è tutto dimenticato. Ci sono solo i fuochi d’artificio.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti