Corriere della Sera (A.Bocci) – L’Italia è prigioniera della sindrome spagnola. Dalla notte del Santiago Bernabeu, oltre un mese fa, gli azzurri hanno perso la tramontana. Una vittoria soffertissima contro Israele, condita dai fischi di Reggio Emilia e il bruttissimo pareggio con la Macedonia, che ci regala soltanto la sicurezza di essere secondi nel girone ma non ancora la certezza del playoff. È vero che il traguardo è a un passo, tanto che potrebbe arrivare già stasera se la Bosnia non dovesse vincere in casa con il Belgio, altrimenti servirebbe un pari contro l’Albania lunedì sera a Scutari, ma resta la figuraccia.
Al netto della disfatta spagnola, è la più brutta Italia della gestione Ventura: lenta, molle, inconcludente, senza gioco, né anima. Salvata nel primo tempo dai guizzi di Insigne, il migliore, e dal gol di Chiellini, uno juventino dentro il tempio del Toro. Il pari, inoltre, rischia di complicarci il sorteggio del 17 ottobre a Zurigo in cui rischiamo di non essere teste di serie. Per la verità dipende più dagli altri che da noi, Polonia e Francia soprattutto. Ma il pari non migliorerà certo il nostro ranking.
L’Italia è brutta. E se il primo tempo è deludente, il secondo è addirittura disastroso. Gli azzurri si arrendono in fretta al ritmo e all’organizzazione della Macedonia, numero 103 della classifica mondiale, che ci sovrasta nello sviluppo della manovra e pareggia meritatamente con un’azione tutta italiana: il lancio è di Pandev e il gol, un diagonale secco, di Trajkovski. Un anno fa a Skopje, Immobile aveva salvato la pelle al c.t. Stavolta, invece, Ciro si sbatte, ma resta all’asciutto. Ventura, che per tutta la partita passeggia nervosamente davanti alla panchina, deve trovare in fretta le contromisure.
Dentro lo stadio Grande Torino si sentono quasi più i 5 mila macedoni degli italiani. Il primo tempo è di una pochezza allarmante. L’assenza di De Rossi e Verratti, sommata a quella di Pellegrini, svuota il centrocampo e complica la vita a Ventura. Gagliardini è semplicemente il peggiore in campo e Parolo, che dovrebbe prendere in mano il comando delle operazioni, va al primo contrasto intorno alla mezzora. Solo Insigne, rivitalizzato dal 3-4-3, è all’altezza della situazione: il doppio scambio con Immobile dopo appena 7 minuti, concluso male dall’attaccante della Lazio, ci regala l’illusione di una serata in discesa. Invece, bisogna aspettare il 35’ per un altro tiro (incornata in tuffo dello stesso Insigne) verso la porta di Dimitrievski. Il napoletano è anche l’ispiratore del gol azzurro: la sua verticalizzazione per Immobile è un piccolo capolavoro, il cross di Ciro per Chiellini facile quanto il colpo dell’uno a zero del livornese. E prima dell’intervallo lo stralunato Bonucci non trova di meglio che regalare il pallone a Nestorovski per il possibile pareggio: Chiellini, sempre lui, ci mette una pezza.
Nella ripresa Rugani prende il posto dell’infortunato Barzagli. Ma gli azzurri progressivamente arretrano il baricentro, facendosi prendere dalla paura, mentre la Macedonia trova motivazioni e sente di poter centrare l’impresa. Bernardeschi, entrato per Verdi, non incide. Trajkovski, invece, sì: il suo diagonale sorprende Buffon, gela l’Italia e scatena i fischi della gente. Ventura il ritorno a casa se lo immaginava in un altro modo.