Il Tempo (G. Giubilo) – Qualche figura decente nelle coppe europee, e subito tutti pronti a estrarre da armadi polverosi l’abito della festa, a celebrare la rinascita del calcio italico. Di quale sia la realtà non parla purtroppo, soltanto qualche risultato sul campo, l’immagine da offrire al mondo rimane quella della teppa che usurpa i nostri stadi. Dopo venti anni, il Toro ritrova la vittoria nel derby, in campo esemplari comportamenti di tecnici e giocatori, sulle tribune piove perfino una bomba carta, obbligando agli straordinari gli ospedali torinesi. No, non c’è proprio nulla da celebrare. Non è la sola sorpresa del pomeriggio, anche se non intacca il largo margine della capolista. Anche perché la forza d’urto della Capitale fa seguire alla disfatta della Roma, la frenata della Lazio, che guadagna un punto sui rivali cittadini ed è sola al secondo posto, ma fallisce il primo dei tre match points che il calendario le proponeva.
Le assenze pesano, e non è facile porvi rimedio quando l’Olimpico gremito è costretto a capire come mai il Chievo di Maran continui a collezionare punti utili per una larga salvezza. Al bellissimo gol di Klose, la Lazio non riesce a dare seguito, spreca molto e nel finale deve perfino temere il peggio, dopo il felice tiro al volo di Paloschi.
E dunque l’umore di Roma si fa più cupo, guardando nello specchietto retrovisore il Napoli, ma anche la Sampdoria, scontro diretto nella notturna del San Paolo, che lascia scorgere orizzonti di Europa vera. Un autogol illude i liguri, poi una papera di Viviano riporta l’equilibrio, quando si scatena Higuain la storia finisce, il Napoli a due punti dalla Roma e a tre dalla Lazio. Ancora un doveroso atto di omaggio per il Parma, che il suo addio alla massima serie vuole darlo a schiena dritta, al Tardini si arrende anche il Palermo dei giovani fenomeni. Eterno giovane è Toni, è lui a firmare il successo del Verona, in inferiorità numerica, su un Sassuolo forse appagato. Il Cagliari di Festa risorge, forse troppo tardi, Montella paga caro il turnover.
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