Corriere dello Sport (A. Polverosi) – La vittoria sul Lecce può diventare la vera ripartenza della Roma di Ranieri che ieri ha risposto con un applauso al coro della Sud, la gente riconosce in questo signore quel romanismo che non può essere trasmesso dalla proprietà americana. Quando poco dopo lo schermo dell’Olimpico ha inquadrato il giovane Friedkin lo stadio ha fischiato. La Roma di Claudio ha fissato dei punti fermi, Paredes che organizza, Koné che si inserisce, Hummels (nove duelli vinti) che protegge.
Solo il 4-1 finale dà un’idea un po’ più corretta (ma nemmeno troppo esatta…) su quanto è successo all’Olimpico, dove ha giocato e attaccato solo la Roma. Il Lecce si è molto difeso, tanto ché arriverà al 90 con tre soli tiri, uno di Krstovic dal dischetto e l’ultimo di Berisha sul palo. Si era già visto fin dai primi giorni di Ranieri, che era cambiato il clima ma continuava a mancare la vittoria.
Il ritorno di Saelemaekers, che ha segnato un gol ha aumentato la qualità della fase offensiva legandosi subito a El Shaarawy. Anche questo, il gol nei primi 15′, è un dato che sottolinea la trasformazione. Finora la Roma non aveva mai segnato a inizio partita.
Stavolta, pur avendo di fronte un Lecce rinfrancato dai primi successi di Giampaolo, è entrata in partita dalla parte giusta. Cominciando a creare occasioni già prima di segnare l’1-0. Se la Roma ha segnato appena 18 gol (di cui 4 tutti insieme ieri sera) una ragione deve esserci. E sta nella difficoltà a risolvere con la stoccata finale, non nella produzione del gioco e delle occasioni. Per rendere chiaro il concetto basta riportare un dato. La Roma ha concluso 23 volte in tutto, 17 da dentro l’area leccese, almeno una mezza dozzina davanti a Falcone, fenomenale al di là dei, 4 gol presi.
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