La Gazzetta dello Sport (F. Licari) – In origine è difesa a quattro. Inzaghi nella Lazio e Mourinho nel Porto cominciano così. Neanche il tempo di finire la prima stagione, però, e Inzaghi vira sui tre dietro per non pentirsene mai più, sebbene spesso l’evidenza suggerirebbe un ritorno al passato. Al momento non ci sono indizi per sospettare rivoluzioni tattiche interiste: 3-5-2 per l’eternità. Per Mourinho la linea a tre è una novità  relativamente recente, risale ai momenti difficili al Tottenham e viene proposta in giallorosso nel corso della prima stagione.

Il 3-5-2 di Inzaghi è “bloccato” sugli interpreti. L’Inter gioca in un solo modo e predilige le coppie più o meno intercambiabili in ogni ruolo. Esempi: Darmian o Pavard, esterni all’inizio, centrali di destra oggi; Dumfries (Cuadrado) e Dimarco (Carlos Augusto) in fascia; Barella o Frattesi in mezzala. Non tutte le seconde linee reggono il confronto: Calha, Lautaro e Thuram sono insostituibili.

Nessuno può dire quale sia la mediana titolare della Roma: Cristante, forse il perno, può essere pivot oppure mezzalase c’è ParedesAouar, l’unico vero play, e Renato Sanches sono diversi da Bove e Pellegrini. Anche in attacco le sorti di Dybala cambiano i giallorossi dal giorno alla notte: l’ex juventino è il Lautaro, più fragile però, di Mou. Il primo Zalewski sarebbe un’ala aggiunta, da un po’ la sua spinta manca.

Inzaghi oggi è teoricamente più offensivo di Mou. Non era così quando ha sostituito Conte, ma gli interpreti nuovi hanno permesso un graduale salto di qualità. Dumfries è quasi un’ala, Dimarco sa affondare e accentrarsi: in fase offensiva siamo ormai dalle parti del 3-3-4. Il 3-5-2 di Mourinho è più coperto. Il portoghese ha imparato la fase difensiva da Van Gaal, un prof universitario del settore. Difesa scientifica non significa difensivismo. Nella Roma il pronti-via è a quattro, ma il vecchio buon senso suggerisce a Mou una variazione più protetta, tra 3-4-2-1 e 3-5-2.