Il Tempo (A. Austini) – I cocci da raccogliere. E un umore che più a terra non si può. La stagione della Roma si è sostanzialmente chiusa sotto i colpi del Manchester United. Come un brutto risveglio da un sogno, il 5-0 rifilato agli inglesi ai giallorossi in 45 minuti per chiudere sul 6-2 rappresenta il punto di non ritorno per Fonseca e per gran parte di questa Roma.
Resta da difendere il malinconico settimo posto dalla rimonta del Sassuolo per giocare almeno la terza coppa continentale al via nella prossima stagione, poi inizierà l’ennesima rivoluzione giallorossa.
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I Friedkin hanno deciso da tempo di cambiare allenatore. Prima di comprare la società sono andati a conoscere Ragnick, a ottobre scorso parlavano con Allegri nell’appuntamento organizzato da Fienga, hanno pensato a Nagelsmann e nelle ultime settimane sembrano orientati a prendere Sarri, il cui agente è in stretto contatto con Tiago Pinto.
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Il toscano, allettato dalla proposta romanista, deve però liberarsi dal contratto con la Juve e il tira e molla sulla pena da 2.5 milioni che i bianconeri devono pagargli per annullare il rinnovo di un altro anno di contratto, rischia di andare per le lunghe. E poi c’è il Tottenham che ha inserito Sarri in una short list di candidati. Insomma il toscano è una concreta possibilità ma ancora da finalizzare.
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Intanto i Friedkin preparano un nuovo aumento di capitale da almeno 150 milioni che andrà a coprire un’altra maxi-perdita nel bilancio d’esercizio e continuano a iniettare soldi nel club per far fronte alle spese. A marzo l’indebitamento del club è salito a 265.5 milioni. Insomma la Roma costa e “brucia” soldi. Se arriva settima, ne vale la pena?