La Repubblica (E. Gamba) – Solamente la squadra più insensata della Serie A, cioè la Roma, avrebbe potuto fare questo alla Juventus: ripescarla dall’abisso in cui l’aveva cacciata, ridare colore a facce ormai terree, rimandare a data da destinarsi l’aura di fallimento che avvolgeva i bianconeri che invece hanno finito in festa, passando in 7’ dal 3-1 per gli altri al 4-3 per loro, dal disastro di una partita sbagliata (eufemismo), alle vibrazioni di una rimonta da elettroshock.
I giallorossi si sono meritati tutto il peggio, compreso il rigore del possibile 4-4 fallito da Pellegrini (mani di De Ligt, espulso per secondo giallo), perché è assurdo squagliarsi dopo aver imposto il dominio, esercitato il controllo. A guardare la classifica, la differenza tra la Juve e la Roma è nei due penalty neutralizzati da Szczesny tra l’andata (a Veretout) e il ritorno, ma ieri s’è vista prima di tutto la differenza tra queste due squadre e una logica di gioco appena passabile: Mourinho e Allegri infatti hanno offerto una partita sì palpitante, ma senza né capo né coda, lenta nei ritmi, lasca nelle marcature e colma di strafalcioni.