Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Quando il campo diventa un Mare dei Sargassi, questo è l’unico modo di vincere le partite. L’abbordaggio cieco e furioso, l’ira contro la corrente che tira sotto. Servono i pirati oppure gente capace di diventarlo alla bisogna.
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A noi, e più ancora supponiamo a Fonseca, ha scaldato il cuore Lorenzo Pellegrini, uno che vestito da pirata non lo immagini nemmeno alla recita delle scuole scuole. Bravo sì, quando lo lasciano manovrare e questo nelle partite vere non accade mai. Delizioso a vedersi, quanto un micio infiocchettato a una mostra. Campione da laboratorio, non da competizione. Vero? Ebbene, no.
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Eccolo lì, a vivere da mediano in mezzo alla palude, a recitare le parti di appoggio dietro l’attaccante e finalmente nella posizione avanzata e preferita a illuminare i momenti di buio e di oblio del gioco romanista.
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Su un terreno che equamente inghiottiva due squadre con in testa la simile ossessione di far correre la palla, Pellegrini e Mkhitaryan ci riuscivano comunque, inconsapevoli di essere circondati da sabbie e alghe. Con Dzeko tornato a segnare come da istruzioni per l’uso, il terzo posto della Roma è meno evanescente di quello che si pensi.