Corriere dello Sport (R.Maida) – Se una telefonata allunga la vita, come in un vecchio spot, spostarsi in difesa può allungare la carriera. E’ un’occasione da cogliere per Daniele De Rossi, che già in passato aveva ipotizzato un arretramento in stile Mascherano. E che si prepara a indossare il tessuto abbandonato, suo malgrado, proprio nella notte più amara: quella estiva di Roma-Porto, capace di oscurare le ambizioni europee di ridimensionare il fatturato della società. Allora, all’Olimpico, giocò nei quattro dietro, soffrendo molto il palleggio degli avversari, stavolta guiderà un reparto composto da tre uomini, come faceva con la Nazionale di Prandelli sia all’Europeo 2012 sia al Mondiale 2014.
ESORDIO – Da agosto De Rossi ha potuto soltanto guardare la Roma in Europa, a causa di quel fallaccio su Maxi Pereira sanzionato con la giusta espulsione e le tre giornate di squalifica. Spalletti, seguendo il regolamento interno, gli tolse anche la fascia per tre partite, ricevendo un segnale di assenso dal giocatore, deluso e autocritico per la perdita di controllo. Ma oggi questa brutta esperienza appartiene agli eventi archiviati nelle retrovie del cervello. Al Prater di Vienna, dove ha perso l’ottavo di finale dell’Europeo 2008 sbagliando uno dei rigori fatali contro la Spagna, De Rossi torna a giocare in area internazionale, sperando che il suo carisma aiuti un gruppo rabberciato a superare l’ostacolo austriaco. Se serve rabbia per vincere le partite, lui ne ha in abbondanza da sprigionare.
INDIFFERENZA – Con la Roma è stato schierato già 14 volte da difensore centrale, almeno dall’inizio. La prima accadde nella strampalata stagione di Luis Enrique, uno degli allenatori che ha apprezzato di più, in una partita speciale come Roma-Juventus. Esperimento trionfale, visto che la Roma non perse e De Rossi addirittura segnò. In totale, considerando altre tre occasioni targate Luis Enrique, le nove della gestione Garcia e l’unica di Spalletti nel preliminare di Champions, la sua media punti nel ruolo di difensore è stata di 1,79 punti: 8 vittorie, 5 sconfitte e appunto quel pareggio valido come battesimo contro la Juventus. Curiosamente, il rendimento di squadra con De Rossi mediano è quasi identico: media-punti di 1,80, spalmata su 286 partite. Significa che la sua posizione non altera gli equilibri della Roma. Ed è un ottimo elemento per essere ottimisti.
FUTURO – Spalletti conta che succeda la stessa cosa stasera, nonostante un periodo di ipersfruttamento di De Rossi. Avrebbe volentieri rinunciato a utilizzarlo come titolare, dopo tre partite consecutive in otto giorni, ma la penuria di difensori non gli consente divagazioni. E allora, avanti. Anzi indietro, in difesa, nel ruolo che magari diventerà definitivo negli anni a venire: «E’ un percorso interessante per me – disse un anno fa – io sono a disposizione delle necessità tattiche della squadra». E chissà che il cambio di posizione, o comunque la duttilità, non sia un elemento positivo in più per meritare il rinnovo del contratto. De Rossi è in scadenza, sa che il collega Strootman sta per rinnovare come ha spiegato chiaramente Spalletti ieri, e aspetta la proposta per prolungare la sua vita romanista. Non tarderà. Non è pensabile il contrario.