Un calcio ambizioso e creativo, ma adesso a DDR serve Smalling

Il Messaggero (S. Carina) – L’etichetta del “mai banale” se la porta dietro da quando era ragazzino. E in effetti De Rossi non parla mai a caso. Non lo ha fatto nemmeno l’altra sera. Mentre tra tv e sala stampa c’era la fila per fargli i complimenti, ha stoppato tutti sul nascere: “Sono figlio calcistico di Spalletti e come lui non voglio i complimenti per una partita persa“. Mentalità da vendere. E con questa anche idee. Perché la Roma che è uscita sconfitta contro l’Inter ha dimostrato che un altro tipo di calcio è possibile. Anche con questi calciatori. Un calcio offensivo, con un attaccante in più e un difensore in meno, contempla infatti un’attenzione ancora maggiore.

Nei quattro gol ci sono sempre degli errori individuali: 1) Sul primo segnato da Acerbi, si parte con l’assist involontario di Lukaku e l’incertezza di Rui Patricio a battezzare la parabola del difensore 2) Sul secondo, c’è prima un buco centrale in mediana; poi Huijsen che all’improvviso smette di correre e rimane nella terra di mezzo; infine Mancini che si fa bruciare da Thuram 3) Sul terzo ancora Huijsen si fa passare dietro Thuram e Angeliño, tentando una diagonale disperata, è sovrastato dalla fisicità del francese, provocando l’autogol. All’ultimo assalto, il reparto è completamente scoperto con Huijsen messo in mezzo dal tre contro uno nerazzurro. Elementi che non possono passare in secondo piano.

De Rossi l’altra sera ha dimostrato di non essere un dogmatico. È passato a difendere a “tre e mezzo” con Angeliño a fare il terzo centrale e El Shaarawy pronto a coprire l’intera fascia. Ma è stato tradito dai singoli. Per questo motivo il prossimo rientro di Smalling lascia ben sperare. Già a Rotterdam, toccherà a Llorente affiancare Mancini. Ma non sarebbe una sorpresa se già a Frosinone oppure a Roma-Torino (26 febbraio) non tocchi di nuovo all’inglese. Un rientro che potrebbe regalare nuove certezze ad un reparto che ha bisogno di un leader tecnico. Dal punto di vista carismatico c’è Mancini, più a suo agio in un sistema a tre piuttosto che a quattro. Serve l’uomo-guida, che non è Llorente, non può essere chiaramente e Huijsen.
Serve Smalling, il ministro della difesa, il miglior difensore in rosa. Ne aveva bisogno Mourinho, necessita del suo rientro anche De Rossi. Perché poi, Daniele insegna, il calcio è semplice: puoi studiare tutti gli accorgimenti del caso ma sono sempre i calciatori a fare la differenza.

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