Il Tempo (P.Signorelli) – «La morte non è niente, io sono andato semplicemente nella stanza accanto. Per voi io sarò sempre ciò che sono stato…».Migliaia i volantini con il volto di Gabriele e questa poesia dello scrittore britannico Henry Scott Holland distribuiti come omaggio alle tifoserie “avversarie”. Alla fine erano oltre 2 mila i presenti. Ultras provenienti da tutta Italia, famiglie, bambini. Tutti uniti per ricordare Gabriele Sandri, nel giorno del decennale della sua morte. Un ricordo unanime, oltre ogni colore. Politico e calcistico. Non c’era proprio spazio ieri per asti e rivalità. Ci ha lasciati l’11 novembre del 2007 Gabbo, ucciso senza un motivo dall’agente della Polstrada Luigi Spaccarotella. Una data che ormai tutti conoscono e che, purtroppo, ha segnato la storia della Lazio, bagnandola ancora una volta di sangue dopo l’uccisione di Vincenzo Paparelli del 28 ottobre 1979. Soprattutto, una data che ha distrutto una famiglia e spezzato il cuore a chi amava Gabri.
Splendeva alto il sole ieri su Roma, ad illuminare il piazzale fuori la Curva Nord. E forse non poteva essere altrimenti. Come se quei raggi, in qualche modo, siano stati il ringraziamento da parte di Gabriele ai presenti. Una manifestazione che si è svolta in totale tranquillità, in un clima misto di rabbia e felicità nel ricordare un ragazzo di 26 anni che non c’è più. Un amico. E come ha sottolineato Cristiano Sandri, fratello di Gabriele «una commemorazione che si sarebbe potuta svolgere anche in pieno centro. Perché nessuno, in un giorno così importante, avrebbe potuto creare disagi». Tanti gli interventi, i momenti toccanti che si sono susseguiti. Uno dopo l’altro, uno più profondo dell’altro. Un’organizzazione impeccabile messa in piedi dalla Curva Nord biancoceleste che ci ha tenuto a ringraziare tutte le altre tifoserie. Sul palco sono saliti i bergamaschi, gli interisti, i triestini e, naturalmente, i laziali. Ma c’erano anche tarantini, milanisti, veronesi, parmensi e tante altre tifoserie, accorse per mandare un messaggio di solidarietà alla famiglia Sandri. Gli amici di Gabbo hanno poi ricordato, commossi, i momenti di gioia vissuti insieme a lui. È intervenuta la famiglia Sandri, con Cristiano e papà Giorgio, due uomini che sul volto porteranno per sempre i segni di un immenso dolore. Nel mezzo anche l’intervento del figlio di Paparelli, che di nome fa Gabriele. Anche lui.
Canzoni, poesie, cori «Gabriele uno di noi» e «Finché vivrò odierò Spaccarotella», torce e tanti, tantissimi applausi. Poi un messaggio chiaro ed inequivocabile verso l’assassino di Gabbo, con uno striscione che recitava, a caratteri cubitali. «Il tuo sorriso è condanna per chi ti ha fatto del male». A seguire la messa, in quella che è sempre stata la chiesa di Gabri, alla Balduina. Stessa gente, stessi sguardi, stessa malinconia. «Tutte le mattine vedo una scritta per lui e ogni giorno ricordo quel ragazzo che ha perso la vita in un modo tanto assurdo», le parole del parroco. In serata, poi, grande festa in un pub nel quartiere Trionfale. Con le pinte di birra che si sono alzate al cielo per ricordare Gabbo. Tante tifoserie sedute allo stesso tavolo, alcune amiche, altre unite solo per una notte: la notte di Gabriele. Non si può certo dire che Gabbo non sia stato onorato a dovere. E anche se nessuno potrà ridarci indietro il suo sorriso, Gabriele meritava una giornata così.