Corriere dello Sport (R. Maida) – “Forza Roma, sempre“. È uno dei mantra della Curva Sud, in ossequio al principio basilare di formazione giovanile secondo il quale la Roma non si discute (si ama). Ma se a pronunciarlo è un ragazzone berlinese che ha appena vinto la Champions League, fa un effetto particolare.
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Antonio Rüdiger appartiene a quella soffice pergamena che contiene giocatori non proprio nostalgici ma almeno grati al loro passato romanista. Evidentemente il famoso ambiente non è così irrespirabile. Il problema semmai è che, per necessità strutturali e gestionali, la Roma non sia riuscita a trattenere i suoi giocatori migliori durante i nove anni di proprietà Pallotta. Rüdiger, pilastro del Chelsea, ha vinto la Champions l’altro ieri insieme a Emerson Palmieri. Due anni fa invece erano stati Alisson e Salah a festeggiare con il Liverpool, entrambi con un ruolo in copertina.
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Ci saranno altri episodi di romanismo postumo? In fondo il tifoso ci spera, perché quando abbraccia un calciatore non lo dimentica più. Rüdiger è uno di questi, anche se a Trigoria è stato solo un paio d’anni e si è pure rotto un ginocchio. Era stato accolto come un ripiego dopo la cessione di Andrea Romagnoli, ma dopo qualche settimana di scetticismo conquistò le folla con la combattività e l’affidabilità.