La Repubblica (P. Condò) – Comincia domani con cinque partite la giornata di Serie A numero 30, che si esaurirà a Pasquetta con le altre cinque gare. È l’ultimo tratto del torneo, una volata lunga nove turni — quasi un quarto dell’intero percorso — con lo scudetto dell’Inter che non è più un se, ma un quando. La classifica finale definirà le partecipanti alle prossime coppe, un traguardo amministrativo che per il suo peso è anche sportivo: siamo in un anno di riforme, tra queste la concreta possibilità che in Champions ci sia un posto in più, e dunque anche arrivare quinti vale.
A Roma la conferma di De Rossi con un contratto pluriennale è un atto dovuto non più appeso al raggiungimento di un traguardo, che sia il posto Champions (se saranno 5 la Roma è quasi dentro, se saranno 4 lotterà fino alla fine) o l’Europa League. Il modo in cui De Rossi ha rivoltato la squadra è sbalorditivo, considerato chi c’era prima (non a caso molto parco di parole malgrado un esonero bruciante), e mischia in modo fin qui perfetto lo studio tattico al calore dell’appartenenza: quel che era in campo Daniele è adesso in panchina, facile sintesi. Il che significa che c’è ancora molto da conquistare — la chiave sarà la serie Bologna-Napoli-Juve-Atalanta — ma non il futuro. Quello è scritto.