La Stampa (G. Buccheri) – Ci sono partite che servono a resettare le paure e a sentirsi un po’ più all’altezza. La Roma ha trovato tutto questo dentro al duello con i fuori quota arrivati da Madrid, ma non è servito: la sfida è persa perché gli spagnoli hanno Cristiano Ronaldo e la Roma Salah, abile a creare scompiglio ma solo fino a qualche metro dalla porta. Ronaldo ha indirizzato un copione che poteva tranquillamente scivolare verso il niente di fatto, ma dopo una strenua resistenza per uno che di mestiere non fa il terzino, era destino che fosse proprio Florenzi a liberare il fuoriclasse portoghese al tiro letale. Il giovane Jesé ha infine sigillato il verdetto e ora si va al Santiago Bernabeu, l’8 di marzo, con la suggestione di poter confezionare un’impresa che avrebbe un gusto antico.
DZEKO NON PARTE TITOLARE – La sorpresa, la prima, arriva quando comincia il riscaldamento: fra i giallorossi non c’è Dzeko perché Spalletti sceglie un attacco senza punti di riferimento. Perotti deve fare da apripista alle incursioni di El Shaarawy e Salah, a Nainggolan il compito di assaltare la difesa madrilena per vie centrali. La scelta del tecnico toscano sembra essere quella giusta visto che, là davanti, la Roma corre e lo fa trovando metri per le sue frecce più pericolose. Zidane batte le mani, si siede e, subito dopo, torna al limite dell’area tecnica. La sua prima notte da allenatore sotto le luci della Champions non parte con il botto, anzi: il Real arriva all’Olimpico portandosi in dote la fama di squadra scardina difese nei primi trenta minuti come nessuno nei cinque campionati d’Europa più significativi. A Roma, la missione stecca e il rumore è assordante: da 5 anni, infatti, gli spagnoli non vivevano una prima parte di gara senza indirizzare nemmeno un tiro nello specchio della porta da violare.
L’ILLUSIONE DURA POCO – Il pubblico romano applaude i suoi ragazzi e fischia invece un giocatore in particolare: quel Ronaldo incubo per partito preso. L’attaccante portoghese appare dentro il duello per convinzione e voglia, ma sulla sua strada ecco spuntare un Florenzi con un polmone inesauribile: il romanista sembra divertirsi come un bambino nella notte più dura, sorride dopo ogni intervento, ferma il collega illustre e lo rincuora. Ronaldo non viene marcato con misure speciali, ma accompagnato ai margini del campo con abilità e intelligenza dai difensori di casa. Fenomeno con il numero sette annacquato, dunque? Per poco meno di un’ora sì, poi l’incubo colpisce: Florenzi si perde quando Ronaldo si regala la sua tipica «sterzata» e la rete giallorossa si gonfia. Florenzi osserva da terra il suo avversario festeggiare, tributo involontario e quasi inevitabile se a segnare di nuovo in trasferta dopo quasi tre mesi è uno dei due alieni del calcio europeo. Il Real non avvolge, ma sa anche aspettare per prendersi il tempo della ripartenza. La Roma non ha paura di sbagliare e i mille tocchi ravvicinati lo dimostrano. L’equilibrio si rompe, forse, nel modo più prevedibile: un assolo ed è gol. Di Ronaldo, il migliore: la marcatura di Florenzi era stata quasi perfetta. La paura di un nuovo naufragio è scomparsa, il ricordo del Bayern Monaco o del Barcellona si allontana. Ma lo 0 a 2 consegna ai giallorossi un viaggio di ritorno da missione al limite dell’impossibile, anche se questo Real non dà la sensazione di essere inavvicinabile.