Il Tempo (F. Cicciarelli) – È durata nove giorni la resistenza di Alfredo Trentalange. Il “no” alle dimissioni dalla carica di Presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, ribadito lo scorso 9 dicembre, si è sgretolato alla vigilia del Consiglio federale in programma oggi, in cui era già pronto il provvedimento di commissariamento dei fischietti.
Eletto nel febbraio 2021, quando aveva sconfitto il presidente uscente Nicchi, Trentalange ha anticipato un epilogo inevitabile, strascico del caso D’Onofrio, l’ormai ex capo procuratore dell’Aia arrestato con l’accusa di traffico internazionale di droga nell’ambito di un’operazione della Dda di Milano e della Guardia di Finanza.
Una situazione riguardo cui, nell’avviso di chiusura delle indagini, il Procuratore federale Giuseppe Chinè ha formulato una serie di accuse al dimissionario numero uno delle giacchette nere. Insieme al fascicolo non era arrivata la richiesta di deferimento, attesa però dopo i 50 minuti di interrogatorio andati in scena lo scorso venerdì. Trentalange ha ribadito di non essere a conoscenza degli affari di D’Onofrio, evitando di commentare alla stampa per via delle “indagini in corso”.
La Procura federale contesta a Trentalange una serie di ipotesi di violazione disciplinare: l’omessa verifica dei requisiti professionali e morali di D’Onofrio per il conferimento dell’incarico di procuratore, la richiesta al vice presidente della commissione disciplinare Sandroni di non prendere iniziative nei confronti di D’Onofrio dopo l’invito a tenere comportamenti più consoni, i mancati interventi rispetto alle poche presenze in riunione dell’ex procuratore che era ai domiciliari.