La Gazzetta Dello Sport (C.Zucchelli) – Per uno che ha esordito in Champions League appena maggiorenne, la partita di stasera non è di quelle che faranno tremare le gambe. D’altronde, quando calci un rigore in una finale Mondiale a soli 23 anni o quando ti appresti a giocare quasi 50 partite (stasera la numero 49) nella massima competizione europea, è difficile che l’emozione si faccia ancora sentire. L’adrenalina no, impossibile eliminarla, soprattutto se ti chiami Daniele De Rossi, che sulla grinta, il carattere e l’atteggiamento ha costruito una carriera, almeno all’inizio, e sta provando a disegnare così, a sua immagine e somiglianza, il gran finale.
IN CAMPO – Dopo la battaglia dell’andata e la panchina contro l’Udinese, stasera tornerà a guidare la Roma. Come capitano, come unico romano e italiano in campo da titolare, come regista, al posto di Paredes, come faro di una squadra che dovrà essere, per dirla alla Spalletti, artefice del proprio destino. De Rossi è pronto, in questa estate così calda per lui, che sa di nascita (quella del terzo figlio, il primo maschio, atteso a giorni) e di rinascita: dall’Europeo con Conte alla Roma con Spalletti, dalle corse francesi alle rincorse di Trigoria, con un occhio speciale all’alimentazione e all’allenamento perché, come ha detto una settimana fa, «più si invecchia e più bisogna lavorare». Appunto. Le vacanze sono state poche e sono state italiane, i guai alla coscia e al polpaccio che lo hanno tormentato la passata stagione e anche in Nazionale per adesso sembrano archiviati, ma Daniele è il primo sapere che deve gestirsi: non quando gioca, visto che sarebbe impossibile farlo per carattere e caratteristiche, ma quando si allena e quando si riposa.
ULTIMO ANNO? – Da tempo si sente bene, con lo staff di Spalletti, che in gran parte già conosceva e con cui ha vissuto gli anni migliori (nonché gli unici vincenti, in giallorosso almeno) della sua carriera, lavora con serenità, l’uomo e il calciatore non sono per nulla turbati dalle scelte, importanti, che presto saranno chiamati a fare. A giugno scade il contratto, il sogno è quello di ricordare il 2017 come l’anno del primo scudetto e non come quello dell’ultimo accordo, con Pallotta, facilitato anche dall’inglese che parla e capisce benissimo, i rapporti sono diretti, ma se ne discuterà più avanti. De Rossi deciderà, la Roma ascolterà, i «rumors» dicono che Daniele potrebbe continuare almeno altri due anni in giallorosso per poi chiudere la carriera all’estero, ma per adesso di annunci ufficiali non se ne parla.
ESPERIENZA – Si parla, invece, parecchio del Porto. Stasera De Rossi giocherà a centrocampo, regista sì, ma soprattutto schermo davanti alla difesa, ruolo che ormai gli è entrato nelle corde già da qualche anno. In una squadra che deve ancora mettere a punto la fase difensiva – impossibile farlo, con gli uomini che cambiano di continuo –, a lui il compito di tenere legati i reparti, considerando che, escluso Totti che però partirà dalla panchina, sarà il giocatore con più presenze in Champions della Roma. Serviranno calma e sangue freddo, anche se come dice Kevin Strootman magari i calcoli si potranno fare solo negli ultimi 20’, ma servirà anche il De Rossi dell’andata, per quanto lui e la Roma tutta farebbero volentieri a meno degli straordinari dovuti all’inferiorità numerica. L’obiettivo è chiaro: giocare la Champions vera, non solo questo antipasto, anche perché parlando in conferenza stampa una settimana fa era stato chiaro: «Il risultato condizionerà buona parte della nostra stagione, almeno all’inizio». Magari non condizionerà le sue scelte per il futuro, ma ragionarci prendendo parte alla competizione più affascinante di tutte sarebbe già un buon punto di partenza.