Francesco Totti, capitano e simbolo della Roma, ha rilasciato un’intervista a Sky Sport nel giorno del suo quarantesimo compleanno. Queste le parole del numero 10 giallorosso:
Che sensazione si prova a ricevere degli auguri dai campionissimi dello sport?
Ringrazio tutti di cuore perché non mi sarei mai aspettato un tributo così importante. Fa piacere perché sono miei colleghi, anche se fanno parte di altri sport. Sono icone mondiali che mi gratificano tanto.
Messi vorrebbe che giocassi altri due anni…
Non so se riuscirò ad accontentarlo. Lo ringrazio, l’ho conosciuto di persona ed è un fenomeno fuori dal campo, ogni tanto ci messaggiamo. Vuol dire che qualcosa di buono l’ho fatto se ho tutti questi estimatori.
Gli fanno vedere il messaggio di auguri di Del Piero…
Il 4 a 0 se lo ricorda bene (ride, ndr). Sono contento, siamo sempre stati molto amici e lo siamo ancora. Non c’è mai stata concorrenza tra di noi, abbiamo sempre cercato di raggiungere gli obiettivi insieme e quello calcistico più importante l’abbiamo raggiunto. Sono contento di averlo conosciuto come persona. Come giocatore è stato uno dei migliori al mondo.
Molti tuoi compagni del Mondiale 2006 hanno smesso, te come hai fatto?
Forse ero il più giovane. Sinceramente non lo so, non so darti una risposta precisa. Personalmente ho sempre cercato di essere un professionista serio, non ho vizi. Do sempre il massimo negli allenamenti. Qualche infortunio mi ha frenato negli anni. Però la voglia, la passione, il divertimento ancora ci sono e lo vedo durante la settimana, quando vengo a Trigoria ancora con il sorriso ogni giorno.
Cosa consigli ad un ragazzo di 16 anni?
A 16 anni devi divertirti. Ad alcuni capita di esordire in Serie A a quell’età e non è semplice. Però penso che con la voglia si riesca ad ottenere quello che uno ha dentro di sé. La passione ti aiuta a superare le difficoltà. Uno cerca sempre di dare il massimo per te e per la squadra. E quando ci sono i risultati vede sempre positivo.
Qual’è stato il momento più difficile della tua carriera?
Momenti difficili ne ho avuti alcuni, soprattutto quando esci dagli infortuni. Anche quando dovevo rinnovare il penultimo contratto. C’era un momento che avevo pensato di cambiare squadra. Poi il cuore, gli amici e la famiglia mi hanno fatto riflettere e per fortuna sono ancora qui a dire la mia sul campo verde.
Hai fatto gli scongiuri questa mattina? Perché parlano tutti di te e tutto il mondo ti ha fatto gli auguri…
E’ meglio o peggio (ride, ndr). Questa mattina ho detto agli altri che volevo staccare il telefono e darmi malato perché non volevo sentire nessuno. Poi pensandoci bene è un giorno troppo importante che non torna più. Ho voluto raccogliere tutte queste belle cose e tenermele dentro di me.
Hai pensato da giovane di andare al Real o in un’altra squadra?
Sinceramente no. Anche perché so quanto è bella città e quanto mi vuole bene e mi ama. Ci sono stati alcuni intoppi interni.
Il momento più vicino al tuo addio?
L’anno di Capello, dopo lo scudetto. Nel 2003 ero molto vicino al Real Madrid. Quella era la strada dove sarei voluto andare dopo Roma. In Italia non sarei andato in nessun altro club, per rispetto.
Perché alla fine non ci sei andato?
Perché sono cambiate tante cose. Avevo bisticciato con il presidente. Poi la famiglia e gli amici mi hanno fatto pensare e mi hanno fatto capire che molte cose a Madrid non l’avrei mai trovate.
Si dice che litighi spesso con gli allenatori. E’ vera o no questa cosa?
Io non ho mai litigato con nessuno. Le discussioni ci stanno. Non dico tutti i giorni ma ci stanno. Anche perché se non ci fossero non saremmo normali. Mai più di una discussione. Non ho mai cacciato un allenatore e non ho mai fatto venire un allenatore che io volessi.
Si è parlato di te come capo dello spogliatoio, ma invece sei uno di quei campioni che si fa gli affari suoi…
Io faccio parte del gruppo e ho sempre remato nella stessa direzione della società, mai contro nessuno. Ho sempre guardato le persone a testa alta. Sono coerente con me stesso.
Chi hai amato di più dei tuoi compagni?
In che senso (ride, ndr). Candela… Lo frequento ancora oggi.
Di quale nemico hai più rispetto?
Rispetto tutti. Il rispetto è quello che conta nel calcio, l’ho sempre avuto per tutti, anche se sono avversari.
L’età rende più saggi?
Sì certo. A 40 anni si pensa più globalmente. Non solo al calcio. Io per fortuna ho una bella famiglia con tre figli. Penso 50% alla famiglia e 50% al calcio. Quando vengo qua lascia tutto fuori. E quando sto a casa lascia le cose del calcio fuori.
Il giorno più bello dei questi tuoi 40 anni?
Il più bello… Credo l’esordio, da lì è nato tutto.
Gli fanno vedere il video di auguri di Verdone…
Lui è il numero uno, perché lo conosco molto bene. Ci frequentiamo spesso. Quello che vedete è lui nella vita. E’ una persona vera.
Hai invitato anche Angelo Mangiante alla tua festa?
Oh qua so usciti gli invitati, io non so ancora niente. Er castello e le cose. Hanno organizzato mia moglie e mia cognata. Non so nulla.
Giochi tanto a tennis e paddle?
Si abbastanza. Gioco a paddle perché si corre de meno, il campo è più piccolo (ride, ndr).
Non giocare fino a 50 anni…
Non te preoccupa’.
Anche Valentino Rossi è intenzionato a correre fino a 40 anni, cosa gli vuoi dire?
E’ giusto, perché se la testa e il fisico glielo permettono è giusto che vada avanti. Stiamo parlando di un’altra leggenda, che ha fatto vedere in tutto il mondo di che pasta è fatto.
Ma lui ha la moto…
E’ uguale. mentalmente è quello che conta.