Totti: «Sono Totti e merito rispetto. Certe cose vanno dette in faccia»

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Il Corriere della Sera (L.Valdiserri) – Niente sarà più come prima. Basta fare un giro sui social o accendere una delle tante radio. L’immensa piazza romana e romanista non è mai stata così spaccata. Pro Totti e contro Totti. In percentuali variabili, in base all’età e alle «filosofie di vita». Divisi come guelfi e ghibellini. Ci sono i romantici che non dimenticano 749 partite e 300 gol, una vita spesa tutta con la stessa maglia. Ci sono i pragmatici che chiedono che la bandiera della Roma venga «messa fuori rosa» perché è caduto nel culto della personalità. Pensa più a se stesso che alla Roma. Da una parte Francesco Totti. Dall’altra Luciano Spalletti. L’allenatore, nella conferenza stampa del mezzogiorno, ha fatto capire che Totti avrebbe giocato titolare, insieme a Dzeko, contro il Palermo. Sembrava una gran notizia, perché la coppia dei sogni estivi di scudetto, fin qui, è stata in campo insieme 57’ a Frosinone e 6’ contro il Real Madrid, mercoledì sera. Sei minuti maledetti, come quelli di Gianni Rivera alla finale di Messico 1970 contro il Brasile.

Francesco Totti non gira intorno al problema. Sei minuti, quando la partita era «marcia», con il Real avanti per 2-0, che hanno fatto venire a Francesco dei brutti pensieri. Quelli che aveva sintetizzato a un giornalista che, a fine gara, voleva intervistarlo: «Che ci fai con me, ormai?». Non era una battuta, anche se Totti, molte volte, ha detto le sue verità sorridendo. Era il segnale di un malessere più profondo, legato ai pochi minuti giocati in stagione (219 in tutto) ma ancor di più a una fiducia e a un rispetto che Totti non sente più attorno a sé. Così, in un’intervista al Tg1, per entrare nelle case di tutti gli italiani, ha voluto chiarire una volta per tutte: «Non sto qua a dire: “Voglio giocare”, perché non l’ho mai fatto. Io sto bene, sono a disposizione, mi scade il contratto a giugno e valuterò qualsiasi cosa dovesse uscire. Così, però, non riesco a starci. Sto male io e chi mi sta intorno. Una gestione migliore? Sarebbe un bene per tutti. Vorrei il rispetto per quanto ho dato a questa squadra. Ci ho sempre messo la faccia. L’incontro con Pallotta? Io dirò la mia e lui la sua, sperando di uscire tutti e due contenti. Cosa mi aspetto? Correttezza. Il rapporto con Spalletti? Buongiorno, buonasera… Però lo stimo come persona e come allenatore. Dico alla società di tenerlo in considerazione anche per il futuro. Tante cose lette sui giornali, però, speravo me le dicesse in faccia».

Il rapporto con l’allenatore è diverso da quello di un tempo. C’è stata la Roma di Totti «falso nueve», nel 4-2-3-1 meravigliosa idea tattica. La forza di Spalletti è stata anche quel bellissimo passato. Ma il tempo scorre, Totti ha 39 anni. Lo sa anche lui. Però si aspettava qualcosa in più dal lato umano. «Speravo che tante cose me le dicesse in faccia». Spalletti, nelle sue conferenze stampa, non è mai stato tenero, dicendo più volte: «Alleno la Roma, non i singoli». Concetto condivisibile, ma espresso con una durezza che Totti non pensava di meritare. Che peso avrà questa «esplosione» nel finale di stagione della Roma? E nel finale della carriera del più grande campione che la Roma abbia mai avuto? L’unica risposta, per ora, è che non doveva andare così.

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