La Gazzetta Dello Sport (M.Cecchini) – «Quando un uomo col fucile incontro uno con la pistola, quello con la pistola è un uomo morto», recitava Clint Eastwood (alias Joe) nel film «Per un pugno di dollari» di Sergio Leone. Ecco, tenendo conto che tra la Serie A di vertice e la B più modesta c’è una differenza più simile a quella tra una mitragliatrice e una fionda, non possiamo sorprenderci che la Roma vada avanti in Coppa Italia superando il Cesena (terz’ultimo tra i cadetti), grazie a un 21 santificato dalle reti di Dzeko, Garritano e Totti. Ma la vita non è un film e così il duello western non è affatto sbilanciato. Anzi. Se non fosse per un rigore assai dubbio realizzato dal capitano giallorosso al minuto 52 della ripresa, i supplementari parevano il logico epilogo. La squadra di Spalletti, infatti, soffre così tanto che esce all’intervallo tra i fischi, valutando ottimo lo 0-0 temporaneo, visto che i ragazzi di Camplone già «terminator» di Empoli e Sassuolo colpiscono un palo e costringono Alisson a due grandi parate. Morale: sono le motivazioni a fare la differenza. Quelle che la Roma ovviamente ritroverà nel doppio derby di semifinale conto la Lazio.
PEROTTI K.O. – Il peccato originale di Spalletti è quello di aver cambiato la difesa standard dando le chiavi a Manolas, eccellente marcatore ma non leader, anche perché davanti non c’è un frangiflutti come De Rossi. Se poi mettiamo che in fase di non possesso Totti non fa il pressing di Nainggolan, si capisce perché il Cesena possa giocare sempre a palla scoperta, con Vitale pronto a innescare le progressioni di Balzano e Renzetti. Ne risulta che, se si eccettua una conclusione di El Shaarawy respinta da Agliardi (9’), il primo tempo a condurre le danze è il Cesena, che colpisce il palo esterno con Koné e costringe Alisson a volare su colpo di testa di Ligi e su tiro di Rodriguez. In pratica la Roma tra le più brutte dell’era Spalletti è rimasta negli spogliatoi, anche quando l’infortunio muscolare di Perotti e l’ingresso di Dzeko fa rinascere il 4-2-3-1.
TOTTI 100 – E allora nella ripresa serve l’ingresso di Nainggolan per rivitalizzare la squadra che, piazzandosi con un 4-3-1-2 Paredes vertice basso e Totti alto pressa meglio ed è subito pericolosa. Vero che il vantaggio arriva solo al 23’ grazie a una bella azione di prima rifinita da El Shaarawy per Dzeko, ma nel frattempo Agliardi sale in cattedra opponendosi a Nainggolan, Dzeko e Totti, mentre sempre il bosniaco in un paio di occasioni sfiora il palo. Il Cesena dopo aver speso tanto pare alle corde, però l’ingresso di Garritano è utile per tornare a ribaltare le azioni. Non è un caso che sia proprio lui l’autore del gol del pareggio, giunto dopo un goffo scontro tra Alisson e Manolas su cross di Balzano. Dopo che ancor Agliardi dice di no a un gran tiro di Totti, il match sembrerebbe indirizzato all’extratime se Maresca non fischiasse il penalty il 12° stagionale per i giallorossi per un (presunto) fallo in uscita di Agliardi su Strootman. Manco a dirlo, sul dischetto si presenta Totti cuore di ghiaccio (3 reti stagionali tutti dal dischetto), che realizza il suo 100° acuto per Spalletti. E’ il minuto 52: derby doveva essere e derby sarà. Ma stavolta gli applausi vanno al Cesena perché la Roma ha il fucile scarico.