Totti sfida la Lazio: «Roma, distruggila per la rivincita»

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Se non ci fosse una sottile, ineluttabile malinconia nell’avvicinarsi a un derby che con tutta probabilità potrebbe essere l’ultimo di Francesco Totti, sarebbe facile fare della benevola ironia socio-culturale sulla presentazione a cura della Nike delle nuova edizione di scarpette speciali a tiratura limitata («Tiempo Totti X Roma»: 2.500 pezzi e 30 le ha comprate lui) che – fra richiami all’antica Roma e calzature color oro in stile «Billionaire» – ha sfiorato a volte un po’ il kitsch. Ma pensare che quelle scarpette «unte dal signore» (del calcio) possano essere le ultime di 25 anni di carriera ha fugato ogni voglia di sorriso, nonostante sui social la presentazione da 8° re di Roma – al netto dei sarcastici fotomontaggi con trono o gabinetto – rimbalzava non per veri temi di calcio, ma sul fatto che non gli piacciano amatriciana e carbonara. Neppure un parere, per dire, sulla Champions. Strano, no? Sarà forse perché viviamo in tempi di «Masterchef» imperante.

RIVINCITA – E allora accontentiamoci del presente. «Il prossimo derby è come tutti gli altri: da vincere. È una partita diversa da tutte le altre. La Lazio è una squadra che provi sempre a distruggere sul campo. Lo fai per la città, per la curva, per i tifosi provi sempre a dare il 101%, è una partita che vorresti sempre vincere. Stavolta è importante per la classifica, cercheremo in tutti i modi di fare una grande partita per portare a casa i tre punti. Vogliamo prenderci la rivincita dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia. La lotta per il secondo posto, comunque, la viviamo con serenità. Siamo 4 punti sopra il Napoli, ci sono poche partite anche se tre sono molto difficili sulla carta».

LUI E IL FIGLIO – Detto che per Totti il derby più bello è stato «quello del 5-1, con la maglietta “Sei unica” per Ilary», un pensiero c’è anche per il figlio Cristian, calciatore in erba. «Fra 3-4 anni lo giudicherò a 360°. A lui piace giocare, rispetterò la sua scelta, ma se vedrò che non va glielo dirò. Per il resto sono un padre normalissimo». Ma non un atleta normale, tant’è che Totti dice: «Mi rivedo in Federer, la maglia numero 10 è pesante da portare». Così come è stato pesante calciare, durante il Mondiale, il rigore allo scadere contro l’Australia. «Speravo quasi che l’arbitro non fischiasse, ma poi pensi a fare il tuo lavoro per raggiungere il massimo». Quello che non ha fatto Cassanoè stato quello con cui ho giocato più volentieri, ma poteva dare cento volte di più») e ha fatto invece Ronaldo il fenomenoquello con cui avrei voluto giocare»).

MONCHI E SPALLETTI – Per Totti, comunque, ieri è stato anche il giorno dell’incontro col nuovo d.s. Monchi che – insieme agli altri dirigenti – ha parlato a Totti e alla squadra. Il senso del discorso è stato: «Sono onorato di essere qui». Monchi poi ha parlato anche con Spalletti, a cui ha detto di avere apprezzato il lavoro fatto finora e di essere ottimista sul futuro. E questo porta di nuovo a Totti, perché il capitano di sicuro smetterà qualora restasse il tecnico toscano. In conclusione, il capitano della Roma – prima di decidere se smettere o chiedere un ulteriore rinnovo – vorrebbe sapere due cose: chi sarà il prossimo allenatore della Roma e quale ruolo la proprietà vorrebbe affidargli come dirigente. In attesa di una convocazione, snocciola le sue certezze. «Sapevo che se fossi andato in un’altra squadra avrei vinto di più. È stata una scelta di testa, di cuore, di vita. Volevo vincere con me stesso restando qui. Ci sono pochi grandi campioni nel calcio e vanno rispettati. L’anno scorso, l’ovazione del Bernabeu, ad esempio, mi è rimasta dentro perché è stata inaspettata e vera». Al di là dei troni improvvisati, proprio come Totti.

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