Franco Zavaglia, primo procuratore di Francesco Totti, ha rilasciato un’intervista a Gazzetta Regionale, dove ha svelato un clamoroso retroscena: Totti era praticamente un giocatore della Lazio ma non ci voleva andare. Queste uno stralcio delle sue parole:
Abbiamo parlato di Luciano Moggi, uno che a un certo punto era visto come il male del calcio italiano…
Era diventato il mostro, il diavolo del calcio italiano ma poi tutte le vicissitudini successive hanno dimostrato il contrario.
Chi è allora Luciano Moggi?
Era uno che dava fastidio per la sua competenza, per la sua capacità, per il fatto di essere sempre il primo a capire quello che succedeva nel calcio. In Italia purtroppo queste persone devono essere eliminate, si va avanti con mezzi, mezzucci e tante altre cose. Basta guardare quello che sta succedendo oggi nei vari campionati italiani.
Ora però parliamo un po’ dei suoi assistiti. Nella carriera ne ha avuti molti, tanti anche importanti…
Li ricordo tutti con piacere, uno dei miei primi giocatori è stato Giuseppe Giannini con cui abbiamo fatto un lungo percorso insieme.
Senza ombra di dubbio uno dei suoi giocatori più importanti è stato Francesco Totti…
Be’ sicuramente. L’ho seguito in carriera fino ai 25-26 anni, finché non mi è stato estorto, dopodiché ha fatto la sua carriera.
Lei però è stato quello che l’ha scoperto…
Aveva tredici anni quando lo vidi per la prima volta, già da piccolo era un fenomeno. Però sai, anche lui ha avuto le sue difficoltà.
Ovvero?
Sulla panchina della Roma c’era Carlos Bianchi, diceva che Totti era un giocatore normale e che in Argentina ce ne erano a centinaia come Francesco. Beato lui, poi però gli costò il posto.
Carlos Bianchi in effetti non lo ve- deva proprio…
Lo stavo per portare alla Sampdoria dove c’erano Eriksson e Spinosi, come secondo, che lo volevano magari anche in prestito visto che nella Roma non giocava.
Cos’è che invece vi ha convinti a restare?
Bianchi voleva a tutti i costi Litmanen. Il presidente Sensi, vista la mia insistenza sul valore del ragazzo e quella di Bianchi nel non farlo giocare, organizzò un’amichevole contro l’Ajax con il presupposto che Totti giocasse 90 minuti.
Litmanen a Roma non è mai arrivato…
Perché quella sera Francesco giocò 90 minuti da campione che era, oscurando completamente Litmanen. Tant’è che il presidente Sensi disse a Bianchi: io Litmanen non lo prenderò mai, lei se vuole ha Totti e si tiene Totti. Non è stata un’operazione facile, considera che Bianchi andava quasi tutte le sere a cena con Sensi, però bisognava essere ciechi per non vedere un giocatore come Totti.
Cos’è che, a Roma, ha permesso a Totti di diventare la leggenda che è ora…
Al di là di tutti gli aspetti tecnici, di tutte le qualità che ha, io ho detto sempre che ha un computer in testa. Lui è sempre stato, dopo Giannini, il capitano silenzioso nello spogliatoio della Roma. Si faceva rispettare non perchè alzava la voce, ma solamente per quello che faceva in campo. Ecco perché tutti lo seguivano e anche oggi, secondo me, lo seguono.
Dalla Roma alla Lazio, passiamo ad un altro grande giocatore che lei conosce bene: Felipe Anderson…
Be’, il danno di portare Felipe Anderson in Italia l’ho fatto io (ride, ndr). Ma è anche giusto perché se ho fatto il danno di portare Francesco Totti alla Roma, magari togliendolo alla Lazio, dovevo pur rimediare in qualche maniera.
Mi sta dicendo che Totti stava andando alla Lazio?
Hai capito bene. La Lodigiani l’aveva già dato alla Lazio. Era stato praticamente già firmato tutto, solo che Totti tutto voleva tranne che andare alla Lazio. A quel punto ci siamo messi al lavoro e così, io e altri abbiamo contribuito affinché Totti andasse alla Roma.