Totti scuote la Roma. «Non so se ce la farà a parlare», aveva scherzato Zeman il giorno precedente: evidentemente, però, neanche il «lavoro molto duro e pesante» a cui il Boemo lo ha sottoposto è riuscito a cucire la bocca a un Totti meno sorridente del solito e pronto a lanciare una sfida che sa di provocazione alla proprietà: «Un altro anno di transizione non mi va bene, servono acquisti importanti, siamo dietro alle big». A farlo sorridere, giusto una “gaffe” sul tema dell´estate: «Rispetto l´omofobia», il suo scivolone, subito ricomposto dall´ufficio stampa sciogliendo in risate il momentaneo gelo della platea. Ma basta nominare la Juventus, il nemico giurato del passato, per ritornare seri e dimenticare le banalità. Nel solco tracciato sabato da Zeman: “I 28 scudetti della Juventus sono anche troppi”, aveva detto il Boemo. E Francesco?
«Io ho letto i suoi stessi libri, le sue stesse carte».
Un modo per condividere i pensieri del tecnico. Ma Zeman è ancora un personaggio scomodo?
«No, spero di no. Sennò nemmeno si parte…».
Se invece si partisse adesso, per cosa lottereste?
«In questo momento la Roma non è competitiva come la Juve, il Milan, l´Inter. Siamo dietro, spero si facciano acquisti importanti che ci aiutino a stare con le big».
Ma Sabatini ha detto che non arriveranno grandi colpi. Teme un altro anno anonimo?
«Non so se la piazza abbia voglia di aspettare un altro anno. E come loro noi, che scendiamo in campo per risultati importanti. Sapere che sarà un altro anno di transizione non mi va bene. A me come alla squadra e alla società. Ma io spero in grandi acquisti, la speranza è l´ultima a morire».
Chi potrebbe far fare il salto di qualità alla Roma?
«Nomi non ne faccio, i miei desideri li sapete, sono nomi importanti. Ma da quanto so non si possono avverare. Lo scudetto però si può vincere solo con i grandi nomi, la realtà è quella».
La Roma invece parla di progetto.
«Ogni anno nuovo allenatore e nuovi giocatori. Io così non ce la faccio più, smetto. Ho sempre detto che voglio vincere prima che mi scada il contratto, ma se loro sono così bravi da allungarmelo io aspetto».
Ma se Zeman fosse tornato prima la sua bacheca sarebbe stata più piena?
«Non credo, con lui non ho vinto nulla. Un simbolo però non può vincere le partite da solo: l´organico è abbastanza buono, ma c´è da migliorare. Poi il mister è uno che fa divertire la gente in campo e fuori, abbiamo buone prospettive».
Il suo contributo allora potrà darlo in campo. No?
«Lui può darti una percentuale minima, come altri tecnici, in campo vanno i giocatori. Certo, con lui a fine stagione 80 o 90 gol li fai».
E lei quanti pensa di farne?
«Con i suoi schemi venti gol posso farli anche da vecchio. Se sto bene. Se gioco. Il ruolo? Ho giocato esterno, la prossima volta potrei giocare centravanti».
Un compagno su cui scommettere?
«Osvaldo».
Intanto andate in America per una tournée.
«È importante, è doveroso farci conoscere in posti in cui non siamo mai stati. Ma per farsi conoscere nel mondo si fa prima con i risultati».
Il proprietario Pallotta invece dopo il tuffo in piscina di gennaio lo ha più sentito?
«Forse è affogato in piscina. No, non l´ho più sentito, ma anche se lontani penso diano un grande contributo. I Sensi erano romani e sempre presenti, era diverso, loro invece qualsiasi cosa chiedi te la danno. Penso».
Alla Roma hanno dato Zeman. Se lo aspettava?
«No, non me lo sarei mai aspettato, da quello che sapevo la scelta era un´altra. Almeno quest´anno non si potrà dire che ho scelto io l´allenatore».
La Repubblica – Matteo Pinci