La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – La stagione numero 25 con la Roma, il suo ritiro numero 19: sono passati 22 anni da quando Francesco Totti, per la prima volta, ha fatto la preparazione con la prima squadra e oggi invece inizierà, per l’ultima, a lavorare insieme ai compagni. Non aveva neanche 18 anni quando debuttò tra i grandi: l’estate dopo l’esordio (1993) era impegnato nel Mondiale Under 17, l’anno successivo invece partì per Lavarone agli ordini di Carlo Mazzone e basta leggere alcune righe dell’epoca per capire quello che già era ma, soprattutto, quello che sarebbe diventato: «Eroe di giornata il giovanissimo Totti, che, mentre tutti aspettano Fonseca, si mette in mostra».
ALLENATORI E MAESTRI – Nel 1995 Totti è ancora assente al via (Europeo Under 18 in Grecia), nel 1996 invece vive quello che è il peggior ritiro della carriera: la Roma è allenata da Carlos Bianchi, ironia della sorte Totti segna il primo gol del precampionato, ma il rapporto con il tecnico argentino non riesce a decollare mai. Nel 1997 arriva il ritiro «che cambierà la mia vita»: dopo Mazzone, ecco un altro tecnico con cui instaurare un rapporto speciale. È Zdenek Zeman, in quell’anno nasce l’intuizione di Totti esterno sinistro e nasce, soprattutto, il Totti di oggi: più vicino alla porta, attento al fisico e all’alimentazione, con la maglia numero 10 sulle spalle. Alla Gazzetta, a fine anno, lui la chiama ancora «la maglia di Giannini» e dice: «È la cosa più bella che mi porterò dietro del 1997».
CANNAVARO E ILARY – In quel periodo Totti non salta mai il precampionato: c’è a Predazzo, nel 1998, quando il boemo rilascia la famosa intervista su calcio e doping, c’è l ’anno successivo con Capello, mentre nel 2000 è assente perché reduce dalle fatiche dell’Europeo. Nel 2001, con lo scudetto sul petto, è ancora in prima linea, con Cassano che lo segue come un’ombra e la sua voglia di vedere una squadra sempre più grande. Un nome su tutti, Fabio Cannavaro: «Per averlo, pagherei di tasca mia». Nel 2002 raggiunge la squadra dopo il Mondiale, imbufalito per le indiscrezioni sulla sua vita privata: «Giù le mani da Ilary», dice riferendosi alla nuova fidanzata, che diventerà strada facendo sua moglie e la mamma dei suoi tre figli.
EUROPEI E MONDIALI – Nel 2003, da Irdning, invece ribadisce: «Voglio finire la carriera come l’ho cominciata, nella Roma», nel 2004 si lecca le ferite dopo il disastroso europeo, nel 2005 inizia l’epoca legata a Luciano Spalletti. A Castelrotto Totti vede nascere la Roma delle 11 vittorie di fila, nel 2006, dopo il Mondiale vinto in Germania, si riposa in Polinesia ed è quello l’ultimo ritiro che salta.
GLI ULTIMI 10 ANNI – Dopo, infatti, c’è quando la squadra si allena sotto al sole di Trigoria, c’è nel 2009 a Riscone di Brunico per l’ultimo ritiro (fino a sabato) dello stesso Spalletti, c’è nel 2010 con Claudio Ranieri e nel 2011, all’alba della nuova Roma americana. Luis Enrique è in panchina e in campo si vedono gli esercizi spiegati con l’Ipad, ma Totti si sente un sopportato in casa visto che arriva, proprio mentre prende il caffè tra i monti, l’intervista di Baldini a Repubblica che lo definisce «pigro». Nel 2012 ritrova ancora Zeman ed i gradoni, nel 2013 conosce Garcia e lo apprezza per come difende i calciatori dopo il disgraziato 26 maggio, nel 2014 e un’estate fa pensa di lavorare con una squadra che lotterà fino all’ultimo per lo scudetto. Non succede, arrivano un secondo e, con un mare di polemiche con società e tecnico in mezzo, un terzo posto, poi arriva l’estate, questa, e di nuovo il raduno. Visite mediche, montagna, test, corse, conferenze, eventi: la storia è sempre la stessa. Succederà anche quest’anno, ma sarà l’ultima volta.