«Io, Totti, non ho fatto il nomade per soldi». Da Lavarone a Boston, il capitano alla 25a stagione con la Roma

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La Gazzetta dello Sport (D. Stoppini) – È figlio di un altro calcio, un papà che vede questi nanetti girare per il campo: a volte viene naturale fermarsi, porsi qualche domanda. Francesco Totti oggi suda dall’altra parte dell’Oceano, a Boston, perché così funziona il mondo oggi: la proprietà è targata Usa, c’è da far felice il presidente ed esportare il brand. Ventidue anni fa – 1994, il suo primo ritiro con la Roma dei grandi – Totti sgobbava in Trentino, Lavarone, paesino di mille anime, giusto per farsi apprezzare da un certo Carlo Mazzone. C’è tutta questa distanza, c’è tutto questo distacco nelle parole che il capitano ha voluto rilasciare a Gazzetta World e al Boston Globe, in una pausa tra una seduta nella palestra di Harvard e un allenamento con Luciano Spalletti. C’è tutta la sincerità del capitano, quando si guarda intorno e commenta: «Per me la Roma è come un matrimonio ideale, ho sempre amato questi colori, ho sempre voluto indossare solo questa maglia».

FRECCIATA E sì che il Milan e il Real Madrid hanno provato a portarlo via: «Ma questa è la differenza tra me e tutti gli altri. Non sono tanti gli atleti che seguono il loro cuore. Scelgono invece di cambiare maglia per vincere e guadagnare di più. Sono come dei nomadi. Se avessi pensato ai soldi avrei lasciato la Roma 10 anni fa. Qualche volta ho pure pensato di venire a giocare in America, ma restare in giallorosso è sempre stata una scelta di cuore. Per me c’è altro oltre i soldi, c’è la passione». Nelle ore in cui Gonzalo Higuain viene ufficializzato dalla Juventus, nelle settimane in cui un ex compagno di Totti, Miralem Pjanic, saluta e si veste di bianconero, l’accostamento viene naturale. Ancor di più di fronte a queste altre parole: «I tifosi vanno allo stadio per divertirsi e vedere un calciatore sempre nella stessa squadra – ha aggiunto Totti – si aspettano che non li tradisca. Guardate quello che è successo con Higuain. È un disastro. Però è del tutto normale ora che uno straniero che arriva in Italia pensi ai trasferimenti per fare più soldi». E ancora: «Andrebbe dato più spazio ai giovani, che invece sono oscurati dagli stranieri. C’è chi crede che se arriva un argentino, sarà come Maradona. E la gente è felice. Ma, fosse per me, tornerei indietro: due o tre stranieri in campo, il resto solo italiani. Per dire: nella Roma ormai tra di noi parliamo in inglese».

SOGNI – Eccolo, il flashback dei sogni. A quel 1994. Ma il «matrimonio ideale» va avanti, questa è la stagione delle nozze d’argento con la Roma. Nozze che rischiavano di sfumare a un passo dall’altare: è servita qualche prova d’amore per abbracciarsi di nuovo. Magari per l’ultima volta, anche se Totti lascia aperto uno spiraglio. «Ora come ora questa sarà la mia ultima stagione… Se resterò anche oltre il 2017? Ci sarà una fine, prima o poi. Devo solo trovare il momento giusto. Quando non mi sentirò più bene con me stesso, farò fatica e non avrò più il desiderio di giocare, sarò il primo a farmi da parte. Prima, vorrei finire vincendo qualcosa, alzando un trofeo. So che non è facile, questo è il mio sogno». Questa è la sua forza, in fondo. Perché sognare dopo 25 anni è la benzina che riempie il pieno del campione ogni giorno: «Spero che un giorno la Roma trovi un altro Francesco Totti. Non è facile… Ma Totti sarà sempre presente per aiutare a costruire una grande squadra, anche se fuori dal campo». Come direttore tecnico. O magari come allenatore, l’idea che gli frulla per la testa nelle ultime settimane: «Ora non ci penso, ma poi quando vedo qualche mio ex compagno, allora qualcosa cambia mentalmente. Può diventare un ruolo accattivante, forse un giorno lo sperimenterò anche io. Ho passato 25 anni su un campo di calcio: so che questa è la fine, ma voglio scoprire nuove opportunità. E quando sarà il momento giusto, sceglierò». È un modo per stoppare il futuro e godersele fino in fondo, queste nozze d’argento.

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