Ci sono notti che si aspettano a lungo, ma non arrivano mai. Quando Francesco Totti era un bambino, con la cameretta tappezzata di sogni e di poster di Voeller, Falcao e Bruno Conti, vincere a San Siro era l’obiettivo di qualsiasi romanista che aveva voglia di interrompere l’egemonia del Nord. «Ma la storia a volte è governata da distrazioni non volte», ammoniva il filosofo Karl Popper e così il bambino diventava uomo con la palla tra i piedi. E sapeva anche utilizzarla bene, ma quel successo a Milano non arrivava mai.
LA MERAVIGLIA Dalla «prima» a San Siro dell’aprile 1994, sarebbero dovuti passare 11 anni e 23 partite – tra Inter e Milan – impastate con 9 pari e 14 sconfitte, prima che l’obiettivo fosse centrato. Alla 24ma, poi, la meraviglia. Nell’ottobre del 2005 la Roma di Spalletti sconfiggeva in trasferta i nerazzurri e Totti segnava un gol a «cucchiaio» a Julio Cesar entrato subito tra i più belli della storia recente del calcio italiano. Da quel momento il tabù era infranto e così le sfide hanno cominciato ad assumere un altro sapore, anche se una partita del genere nessuno a Trigoria ha il coraggio di considerarla normale.
DALL’ALTO IN BASSO Stavolta, forse, ancora più del solito, visto che la Roma sbarca a San Siro da prima della classe, forte di una striscia di 6 vittorie consecutive. Rispetto a quel lontanissimo 1994, Francesco è diventato un leader più tranquillo, dall’alto delle 12 reti realizzate a Milano tra campionato e Coppa Italia (5 all’Inter e 7 al Milan). E a questo punto i numeri parlano chiaro: dopo l’Olimpico, è proprio San Siro lo stadio italiano in cui ha segnato di più. Quanto basta per essere profondamente ottimisti .
«PENSIERO FISSO » Istruzioni per l’uso: al netto dei desideri, la Roma ha la guardia alta. E Totti lo sa bene. «Guardate che al momento non abbiamo vinto proprio niente – ha detto il capitano giallorosso – perché dobbiamo dimostrare ancora tutto. Fiducia sì, ma rilassatezza mai. Lo sappiamo benissimo che a Milano sarà dura, perché l’Inter farà di tutto per renderci la vita difficile. Quella allenata da Mazzarri è una squadra forte. Per questo i nerazzurri sono il nostro pensiero fisso» .
DUBBIO LJAJIC E a Trigoria il numero dieci lavora forte, anche perché in attacco Ljajic è un po’ in dubbio per una robusta sciatalgia alla schiena. Ma l’onda giallorossa – che sarà accompagnata forse da tremila tifosi – è più forte delle paure. Perché stavolta, forse, la storia non ha più voglia di distrarsi .
Gazzetta dello Sport – M.Cecchini